Assemblea M5S, processo nei Cinque Stelle. Senza capi
di Monica Guerzoni Alessandro Trocino
Alle sei del pomeriggio si materializza (da remoto) anche Vito Crimi, con i suoi «tre scenari grezzi» e tanto di slide per illustrarli. E l’assemblea congiunta del Movimento, che più volte era stata sul punto di saltare per protesta contro il capo politico, finalmente inizia. «Stasera vi porrò davanti agli scenari possibili e su quelli vi chiedo di riflettere», parte Crimi e concede ai parlamentari di votare via mail la ricetta per scongiurare la scissione e risollevare il M5S. Un passaggio tutto «interno ai gruppi parlamentari», più per capire l’aria che tira che per lasciare la decisione agli eletti. Perché poi, dopo aver ascoltato tutti, sarà Crimi a «fare la sintesi». In due sale diverse per le norme anti Covid ci sono 90 deputati e una quarantina di senatori e se non sono tutti è perché si era sparsa la voce che il reggente avrebbe disertato.
«Ma come, non viene?». «Se non ci dice quando saranno gli Stati Generali, che ci andiamo a fare?». Il tam tam tra Montecitorio e Palazzo Madama ha fatto scattare la rivolta. Lettere, telefonate, gran movimento di trolley pronti a partire, finché Crimi ci ripensa: «Mai detto che non sarei venuto». Eccolo qui allora, ed ecco i tre scenari. Il primo è scegliere subito il nuovo capo politico con un voto su Rousseau. Il secondo è puntare su un organo collegiale, una sorta di segreteria politica da votare anch’essa sulla piattaforma di Casaleggio. Ultima opzione, convocare senza altri temporeggiamenti gli Stati Generali, guidati da una commissione ad hoc di una decina di membri. Ed è questa, si capirà col passar delle ore, l’ipotesi su cui Crimi punta a far convergere la maggioranza dei voti. Se il reggente la spunterà, gli Stati Generali partiranno entro il 15 ottobre con le assemblee territoriali «dal basso» e la costituzione di una commissione che elabori proposte e documenti.
Applausi e musi lunghi. Fico non c’è, Buffagni nemmeno e vuote restano le sedie di Di Maio, Bonafede, Patuanelli e Fraccaro, a palazzo Chigi per il vertice sul 5G. In compenso ci sono le ministre Lucia Azzolina e Fabiana Dadone, che ha portato il figlio di pochi mesi, Leone. La senatrice Laura Bottici sparge ottimismo: «Ci sentiamo sballottati ma dobbiamo partire dalle cose positive». Mattia Fantinati sprona i colleghi a reagire alla botta: «Quando si cade bisogna rialzarsi». Giusto, ma come? Stati generali adesso, o a marzo? Brevi o lunghi? Un leader solo al comando, o una segreteria in stile Pd? E soprattutto, chi decide cosa?
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