Assemblea M5S, processo nei Cinque Stelle. Senza capi

«Abbiamo preso una grande scoppola», geme il senatore Marco Pellegrini e chiede di coinvolgere subito la base altrimenti «sarebbe un insulto». Anche Roberta Lombardi si fa sentire, ma dai microfoni di Un giorno da pecora: «Mi fa ridere chi diceva no alle alleanze e ora si lamenta del risultato catastrofico». Alessandro Di Battista, insomma. Il clima è questo, anche se Carla Ruocco se ne va sollevata perché l’assemblea «è stata un confronto costruttivo con delle proposte operative». Sarà. Ma intanto lo sfogatoio continua. C’è chi si aggira spaesato, chi perde le staffe, chi chiede di cambiare nome agli Stati Generali. «Dobbiamo ammettere la sconfitta», alza i toni un senatore. Dalila Nesci e Rosa Menga danno voce all’area Parole Guerriere, smentiscono di essere una corrente («non siamo sovversivi!»), bocciano come «irricevibili» le proposte che passano per un voto su Rousseau e dicono «basta caminetti segreti». Nicola Morra, tono da funerale, fa a pezzi quel che resta: «Abbiamo tradito i nostri valori con un metodo verticistico. Dobbiamo cambiare Statuto». Avanti così, fino alla sintesi lapidaria di Luciano Cantone: «Siamo l’uno contro l’altro». Eppure, un po’ come in chiesa quando ci si scambia il segno della pace, ecco un deputato che loda enfatico la ministra Azzolina: «Lucia, sei una bellissima isola paradisiaca in questo mare in tempesta».

A placare le acque ci prova Crimi nella replica, quando quasi implora i gruppi di concentrarsi sui problemi degli italiani: «Anziché accanirci tra di noi su analisi del voto o Stati Generali, usiamo la stessa veemenza per proporre come spendere i 209 miliardi del Recovery e dare risposte al Paese». Destinato agli archivi anche il botta e risposta tra Sebastiano Cubeddu e il reggente sotto accusa. Il deputato laziale dice che «le proposte di Crimi non partono dal basso e manca l’autocritica» e il «capo» si difende: «Se un’autocritica devo fare a me stesso è quella di aver troppo privilegiato i territori». A testimonianza del suo legame con Casaleggio, Crimi chiarisce quale debba essere l’approdo finale: «Noi possiamo dare degli indirizzi ma c’è l’assemblea degli iscritti. Anche a Ferragosto ci sono stati quasi 50 mila votanti. Abbiamo una forza potentissima». Bisognerà vedere come e se usarla. Massimo Bugani è sicuro: «A decidere deve essere Rousseau, non i parlamentari su Gmail».

CORRIERE.IT

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