Esclusivo – Caccia ai soldi della Lega: due ville in Sardegna per l’imprenditore indagato

di Vittorio Malagutti  

Nella storia brutta dei soldi della Lega c’è una pista che porta al mare azzurro della Sardegna. L’Espresso ha scoperto che due ville dalle parti di Porto Rotondo sono intestate a una società di Francesco Barachetti, l’idraulico della Bergamasca diventato milionario a suon di bonifici del partito di Matteo Salvini. Le carte chiamano in causa altri nomi coinvolti nell’indagine della procura di Milano sull’acquisto della nuova sede di Lombardia Film commission, una fondazione regionale a capitale pubblico . Insieme a Barachetti, sotto inchiesta per peculato, troviamo anche Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i commercialisti di fiducia del Carroccio arrestati il 10 settembre scorso. E poi l’imprenditore Marzio Carrara, legato ai primi tre da molteplici rapporti d’affari e personali. Carrara non è indagato, ma le informative della Guarda di Finanza e i rapporti dell’antiriciclaggio della Banca d’Italia segnalano numerose operazioni definite anomale o sospette che transitano sui conti correnti delle sue aziende. Denaro che finisce ai due professionisti e si incrocia con il fiume di soldi alimentato dai bonifici provenienti dalla Lega o da altri enti vicini al partito, come la finanziaria Pontida Fin o Radio Padania.

Seguendo questa pista si scopre che negli ultimi giorni del 2018 la Barachetti service dell’idraulico leghista compra una società di Carrara che ha come unica attività una villa nella zona del golfo di Cugnana, in Gallura, a pochi chilometri dai centri mondani della Costa Smeralda. L’affare va in porto per 338 mila euro. Proprio da quelle parti, solo un anno prima, Barachetti aveva acquistato il 50 per cento di un immobile di cui già possedeva l’altra metà. La quota messa in vendita apparteneva alla società Dea, controllata da Di Rubba e Manzoni. Anche in questo caso, però, tutto parte da Carrara, a capo di un gruppo che spazia dalla stampa alla produzione di agende. Nel 2013 una società dell’industriale bergamasco aveva ceduto a Dea quella stessa villetta che poi è andata in comproprietà a Barachetti.

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