Trump spiana la strada a Amy, la magistrata cattolica e conservatrice

Usa, Trump nomina Barrett alla Corte Suprema al posto di Ginsburg

Una volta galvanizzata la sua base, la cerimonia dell’annuncio ha cercato di rassicurare l’altra America, la metà (o più di metà) che vota democratico, che crede nel diritto all’interruzione di gravidanza, che vede in questa nomina a un mese dal voto un colpo di mano, che paventa una Corte suprema blindata da una super-maggioranza di destra, magari capace di determinare l’esito finale dell’elezione stessa (in caso di contestazione). Perciò Trump si è dilungato in un elogio di Ruth Bader Ginsburg, la giudice femminista e progressista scomparsa nei giorni scorsi, colei che Amy Barrett è chiamata a sostituire. “Una gigante del diritto, una pioniera per le donne”, l’ha definita Trump. La designata è stata ancora più generosa nell’omaggiare la Ginsburg: “Ha polverizzato il soffitto di vetro che è la barriera invisibile contro le donne, si è conquistata la nostra ammirazione”. La Barrett ha voluto ricordare la nota amicizia che legò la Ginsburg ad Antonin Scalia, giudice ultra-conservatore morto nel 2016: “Un’amicizia vera e calorosa nonostante il loro disaccordo profondo”. Ha voluto convincere gli americani che anche lei è capace di rispettare chi la pensa diversamente. “Se sarò confermata dal Senato alla Corte suprema, io non assumerò quel ruolo a favore della mia cerchia, ma per tutti voi. Metterò da parte le mie preferenze politiche”. E poi di nuovo il richiamo alla famiglia: “La Corte è fatta di nove giudici, anche nella mia famiglia siamo nove”.

Trump ha concluso con un appello ai democratici e ai media: “Evitate gli attacchi personali e di parte, giudicatela per quello che vale”. E si è concesso una previsione: “Sarà una conferma poco controversa, facile e veloce, più di quanto crediate”. Facile e veloce, è possibile, se il partito repubblicano serra i ranghi: al Senato ha 53 voti contro 47. “Non controversa”, è escluso. Prima ancora di mettere sotto esame la Barrett, il fuoco di sbarramento dei democratici solleva una questione di principio: gli elettori stanno per decidere chi sarà presidente degli Stati Uniti, bisogna aspettare il loro verdetto, e lasciare che sia il nuovo capo dell’esecutivo a esercitare una prerogativa così delicata come la nomina alla Corte.

Fu con questo argomento, ricorda la sinistra, che nel 2016 i repubblicani bloccarono una nomina di Barack Obama quando mancavano ben nove mesi al voto. La destra ribalta il suo precedente del 2016 con la forza dei voti: chi ha la maggioranza prevale e riscrive le regole. La loro tesi è che anche la sinistra ha calpestato ogni galateo istituzionale quando tentò di bloccare la nomina del giudice Brett Kavanaugh nel 2018 rispolverando un’accusa di molestie sessuali che risaliva all’epoca in cui era al liceo. I due campi devono valutare l’impatto che questo scontro sulla Corte avrà sugli elettori. L’elettorato repubblicano può compattarsi; la base religiosa – cattolici conservatori e protestanti evangelici – ha sempre assegnato un’importanza enorme alle nomine di giudici. Questo spiega perché perfino i repubblicani più ostili a Trump – come il senatore Mitt Romney che votò in favore del suo impeachment – si stanno allineando al “colpo di mano”.

REP.IT

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