Covid, le Regioni riattivano reparti e ospedali dedicati: «Pronti 11 mila posti di terapia intensiva»
Dalla Toscana alla Puglia: nuovi schemi organizzativi
In Liguria lo stato d’allerta ha 4 colori a seconda della gravità. «Ultimamente alcuni ospedali sono in zona rossa. Stiamo preparando le riaperture di letti anche di terapia intensiva», sottolinea Giancarlo Icardi, direttore del reparto Igiene del San Martino di Genova e referente dell’Istituto superiore di sanità. La Toscana è pronta a ripartire con i 5 Covid hospital di Prato, Lucca, Massa, Pisa e Pistoia creati per fronteggiare l’epidemia, in aggiunta ai reparti di malattie infettive storici nei maggiori nosocomi. È sereno, per ora, Pierluigi Lopalco, neo assessore in Puglia: «Abbiamo ripreso i ricoveri ma con schemi diversi rispetto alle prime fasi dell’emergenza. Non è ancora necessario fare ricorso a convenzioni con Covid hospital privati». In Calabria c’è relativa calma «ma siamo pronti a raddoppiare la capienza anche domattina. Per ora abbiamo circa 500 persone in isolamento domiciliare» riferisce, descrivendo una situazione sotto controllo, Antonio Belcastro della task force regionale.
Emilia e Friuli: più strutture sul territorio
L’Emilia-Romagna ha a disposizione per i pazienti Covid 115 posti di terapia intensiva, di cui circa 20 attualmente occupati. Vi sono poi 146 letti previsti dal progetto Covid Intensive Care, da aprire in caso di bisogno. In tutto sono aperti 34 reparti di degenza (dove sono ricoverati 201 pazienti) e 16 di terapia intensiva. Dice l’assessore alla Sanità, Raffaele Donini: «Siamo pronti ad affrontare una recrudescenza grazie anche agli investimenti fatti nelle nostre strutture territoriali». Il Friuli-Venezia Giulia si sta attrezzando per possibili riaperture. Venti i pazienti oltre ai 6 nelle terapie intensive di Udine, Trieste e Pordenone. Durante la prima fase dell’epidemia anche gli ospedali minori di Gorizia e Monfalcone ospitavano alcuni letti di intensiva. «La pressione sugli ospedali non è elevata — spiega l’assessore Riccardo Riccardi — ma stiamo lavorando per non farci trovare impreparati». Sono previste inoltre strutture di accoglienza sul territorio, come le Rsa oppure il Lazzaretto di Muggia che ospiteranno pazienti per la quarantena o disabili.
In Veneto il primo Covid hospital è stato quello di Schiavonia, poi ne sono arrivati altri 8. Il «Piano emergenziale per l’autunno» prevede in rianimazione 460 posti, 185 allestiti in stand-by e 155 letti attivabili, per un totale di 800. Entro il 30 ottobre si conta di averne 840.
(Hanno collaborato: Massimo Massenzio, Marco Gasperetti, Michela Nicolussi Moro, Marina Amaduzzi, Domenico Pecile)
CORRIERE.IT
Pages: 1 2