Omicidio Lecce, la confessione di Antonio De Marco: «Sì, sono stato io»

Ragazzo della porta accanto

Certo, il nome e il volto di Antonio De Marco finora non dicevano niente a nessuno. Un banale ragazzo della porta accanto, uno che passava inosservato, uno studente dall’aspetto e dai modi rassicuranti, uno tra tanti insomma. Anche all’ospedale Fazzi di Lecce, dove frequentava il corso di Scienze infermieristiche, di De Marco sanno, o dicono, poco. Nessuno sembra conoscerlo. Nessuno sembra averlo mai visto prima. A nessuno dice niente quel volto comune, ritratto in una delle poche foto che circolano da ieri sul web. E il fatto che il movente del massacro di via Montello non sia chiaro anche dopo la confessione dell’omicida – una carneficina per un contratto d’affitto disdetto o per contrasti sulle bollette pare davvero troppo poco – non contribuisce a dissipare i dubbi e a illuminare le zone d’ombra che ancora avvolgono questa storia. Che è fino a un certo punto una storia di ordinaria follia, perché dev’essere stato qualche altro forte e corrosivo stravolgimento dell’animo a muovere a una mattanza del genere un ragazzo che non aveva mai fatto parlare di sé.

CORRIERE.IT

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