Trump-Biden, un dibattito caotico senza un vero vincitore

Tuttavia il presidente in carica si è rivolto solo e soltanto alla sua base. In alcuni momenti ha avuto l’occasione per aprire al centro più moderato, agli indecisi, all’elettorato indipendente. Non lo ha fatto, sprecando buone opportunità. La più chiara: la dottrina «law and order». Trump ha preso spunto dai disordini che hanno inquinato diverse manifestazioni di protesta seguite all’uccisione dell’afroamericano George Floyd, il 25 maggio scorso a Minneapolis. Più che Biden è stato ancora una volta Wallace a intralciarlo, con un’osservazione, per altro discutibile: «Lei dice che i disordini ci sono stati solo nelle città guidate da democratici, ma li abbiamo visti anche in centri guidati da repubblicani come Tulsa». Per il presidente è stato semplice citare i casi di Chicago, Portland, Minneapolis, New York (esagerando le cifre dell’aumento del crimine).

Poteva fermarsi qui e, probabilmente, avrebbe rassicurato i centristi. Invece ha debordato, facendo un grande e incomprensibile mischione, mettendo insieme i dimostranti pacifici di Black Lives Matter, la non meglio precisata «organizzazione di Antifa». E soprattutto, rifiutando, ancora una volta, di condannare in maniera chiara e definitiva i suprematisti bianchi, i pericolosi militanti, spesso armati, della destra più estrema.Il momento più sgradevole è arrivato quando sono state messe in mezzo le famiglie. È stato Biden a compiere la mossa prevedibilmente più rischiosa, evocando il figlio Beau, veterano della guerra in Iraq, stroncato da un tumore al cervello nel 2015: «Un patriota di cui sono fiero, non un perdente come tu hai chiamato i militari che hanno combattuto nelle nostre guerre». «Stai parlando di Hunter?», ha subito replicato il leader della Casa Bianca, chiamando in causa l’altro figlio del rivale: «È stato allontanato con disonore dall’esercito e non ha trovato lavoro fino a che non sei diventato vice presidente. A quel punto ha fatto fortuna in Russia e in Ucraina».

Alla fine delle due convention Trump e Biden si erano trovati d’accordo su una sola cosa: mai come questa volta erano in gioco «visioni opposte del Paese». Ebbene gli spettatori, specie quelli neutrali, difficilmente saranno riusciti ad afferrare queste differenze epocali. Economia, lavoro, energia, riforma sanitaria. Al termine possiamo raccogliere solo delle schegge che facciamo fatica a definire «proposte». Biden ha rilanciato il suo Piano per l’energia, ma in maniera piuttosto maldestra, visto che è caduto nella trappola trumpiana, forse l’unica davvero riuscita nella serata. Il democratico si è fatto spingere da Trump a prendere le distanze dal Green new deal elaborato da Alexandria Ocasio-Cortez e appoggiato da Bernie Sanders.

Una mossa che non sarà apprezzata dalla sinistra radicale, visto che da mesi è al lavoro una commissione tra le diverse anime dei progressisti per trovare un compromesso. Ma neanche Trump ha brillato. Non c’è neanche un’idea, uno spunto nuovo rispetto al 2016: il solito repertorio dell’America First, mentre gli effetti dell’economia richiederebbero come minimo l’aggiornamento dell’agenda. La conclusione non poteva che essere pessima, come tutto il resto. Trump non si è impegnato a calmare i supporter, in caso di conteggio dei voti contestato o in ritardo. Anzi ha invitato la base a presidiare i seggi, dando per sicuri i brogli elettorali. Sono in arrivo settimane inquietanti e altri due dibattiti presidenziali. Purtroppo, viene da dire.

CORRIERE.IT

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