Def, manovra da 40 miliardi, 22 in deficit. La maggioranza divisa su come tagliare le tasse
I fondi in ritardo
Le esigenze di spesa sono certe e indilazionabili. Ma i soldi che l’Italia dovrebbe ricevere dall’Europa con il programma Next generation Eu (209 miliardi tra prestiti e trasferimenti) non arriveranno prima della metà del 2021. Il governo dovrà quindi partire indebitandosi sui mercati e poi nel corso dell’anno sostituire l’emissione di titoli con i prestiti Ue che hanno tassi inferiori, un po’ come è successo con i 27 miliardi ricevuti dal programma europeo Sure contro la disoccupazione.
Il rimbalzo
Il governo fa comunque affidamento su un rimbalzo dell’economia superiore alle attese, confortato dai segnali che arrivano dal settore industriale. Per questo la Nadef, Nota di aggiornamento al Def,che il consiglio dei ministri ha cominciato ad esaminare ieri sera e che sarà approvata lunedì, prevede una crescita del Pil nel 2021 del 6% (dopo la flessione del 9% quest’anno) sostenuta per circa un punto dalle misure della manovra. Grazie al rimbalzo, il deficit, pur alto, dovrebbe essere contenuto al 7% del Pil, contro il 10,8% del 2020 e il debito, che viaggia pericolosamente verso il 160% dello stesso prodotto interno lordo, dovrebbe scendere (poco) nel 2021 e poi negli anni successivi, fino al 152% nel 2023.
Il nodo fisco
Sul taglio delle tasse, però, l’accordo si limita al titolo. Su come realizzarlo le proposte restano divergenti. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri insiste da tempo per il modello tedesco: via gli scaglioni per fasce di reddito, al suo posto un’aliquota continua che cresce in parallelo al reddito stesso. Una strada appoggiata da Leu, che con il sottosegretario Maria Cecilia Guerra l’aveva già proposta un anno fa. Al modello tedesco è però nettamente contraria Italia Viva, che invece propone di abbassare le aliquote e rivedere gli scaglioni eliminando anche gran parte delle agevolazioni fiscali, tranne quelle su sanità, prima casa e previdenza. Anche il M5S non vede bene il modello tedesco, preferendo una revisione e un accorpamento degli scaglioni. Le ricette sono diverse, insomma, ma prima ancora bisogna far quadrare i conti. Considerato che i fondi del Recovery plan non sarebbero comunque utilizzabili per la riforma, al capitolo fisco potrebbero restare anche meno dei dieci miliardi preventivati. Anche perché, oltre alle voci che abbiamo visto sopra, dal totale vanno sottratti almeno due miliardi destinati alla conferma del taglio delle tasse sul lavoro per i redditi tra i 28 mila e i 40 mila euro. Mentre altri sei prenderanno la strada dell’assegno unico per i figli, che partirà per gradi, visto che per mandarlo a regime ne servono dieci.
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