Su Autostrade Conte si prende altri dieci giorni

È in questo cortocircuito tra la volontà di revocare e le ragioni del contraccolpo che si inserisce l’exit strategy del prendere tempo. E, a cascata, la decisione di Conte svela anche l’altra faccia della medaglia: in dieci giorni può succedere di tutto. E quindi già oggi è lo stesso premier ad aprire alla valutazione di una nuova ed ennesima proposta da parte dei Benetton per chiudere la partita senza farsi male reciprocamente.  

La riunione a palazzo Chigi dura più di due ore. Conte si fa spiegare dai due ministri e dai tecnici tutti i passaggi per arrivare alla revoca. Ma quando la riunione volge al termine nella stanza precipita un messaggio che rafforza i dubbi dei presenti. Il mittente è sempre Atlantia. E dice così: “Bisogna assolutamente evitare lo scenario nefasto” della revoca. Questo è il titolo. Lo svolgimento contiene più messaggi. Il primo: Atlantia rivendica di aver accettato tutte le condizioni poste dal Governo. Il termine “accettato” compare più volte nel messaggio che fanno trapelare fonti della società. E quindi si mettono in fila tutte le cose, volute dal Governo, e a cui Atlantia e Autostrade hanno detto sì, dalla ricostruzione del Morandi al risarcimento da 3,4 miliardi, dal nuovo sistema tariffario, ai 14,5 miliardi di investimenti, ai 7 miliardi per le manutenzioni della rete autostradale. E anche la riduzione di 2/3 dell’indennizzo in caso di rescissione anticipata della concessione. Il secondo messaggio è quello della necessità di virare su uno schema diverso rispetto a quello messo nero su bianco nel comunicato del 15 luglio. Con l’assicurazione, però, che Autostrade sarà comunque venduta e quindi i Benetton ne perderanno il controllo. Un’assicurazione implicita che la “cacciata” dei Benetton, festeggiata dal Governo, comunque ci sarà. È però quello dello schema di gioco una delle due questioni (l’altra è la manleva) che ha fatto saltare il banco della trattativa con la Cassa depositi e prestiti, quella che doveva tradurre l’intesa di luglio in un memorandum vincolante e definitivo. Con questo secondo messaggio, quindi, si passa dalla dimensione dell’aver accettato tutto a quella della necessità di trovare un accordo su uno schema che è gradito ai soci di Atlantia. Ma non al Governo.

E poi, uno dopo l’altro, arrivano altri messaggi. Mettono entrambi pressione al Governo. “L’eventuale revoca – dicono le fonti – provocherebbe un default sistemico gravissimo, esteso a tutto il mercato europeo, per oltre 16,5 miliardi di euro, oltre al blocco degli investimenti. Verrebbero così messi a serio rischio settemila posti di lavoro”. Tradotto: se scatta la revoca allora Autostrade salta per aria e vanno a casa settemila persone. Ma il messaggio che pesa politicamente di più è quello finale: “La società confida nella capacità di mediazione e nell’equilibrio del presidente Conte e del suo Governo, considerandolo un riferimento di garanzia per tutti”. E così Conte si ritrova addosso il peso di dire sì alla revoca. E allora intanto meglio rinviare. Dieci giorni. Dieci giorni per capire se si scriverà la parola fine o se al penultimatum ne seguirà un altro. L’ennesimo. 

L’HUFFPOST

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