Vaticano, conti segreti e guerra tra i cardinali nei verbali: «Mincione moralmente inadatto»
Nel verbale di sequestro dei conti correnti intestati a monsignor Perlasca, gli inquirenti vaticani scrivono: «Le indagini hanno consentito di accertare che per la conclusione dell’operazione londinese la Segreteria di Stato ha fatto ricorso a una complessa struttura finanziaria realizzata attraverso la costituzione in pegno dei fondi vincolati anziché attraverso l’impiego diretto delle disponibilità liquide, il cosiddetto Credito Lombardo, che a parere di questo ufficio rappresenta la forte evidenza indiziaria del fatto che tale struttura abbia rappresentato un escamotage per non rendere visibile, come del resto avvenuto per moltissimi anni, la distrazione compiuta». A partire dal giugno 2013 ci sono state almeno quattro riunioni all’interno della Segreteria di Stato alle quali hanno partecipato faccendieri e banchieri interessati a dividersi i milioni di euro che — con l’avallo prima di monsignor Tarcisio Bertone e poi di monsignor Becciu — si era deciso di utilizzare in affari immobiliari o comunque a dirottare su conti esteri. Ma quella determinante sembra essere avvenuta il 20 giugno 2014, quando monsignor Perlasca incontra Mincione e soprattutto Enrico Crasso, il dirigente di Credit Suisse che aveva portato proprio Mincione in Vaticano e «nel corso della quale è stata assunta la decisione, come visto rivelatasi disastrosa per le finanze vaticane, di intraprendere l’operazione londinese. Le indagini hanno consentito di accertare che la decisione di intraprendere tale operazione è da ascrivere alla competente I Sezione degli Affari Generali dalla Segreteria di Stato».
L’avvertimento della magistratura
Tra i primi ad essere interrogati c’è Vincenzo Mauriello, uno dei dipendenti vaticani inquisiti. Scrivono i promotori: «Il 13 gennaio 2020 questo ufficio ha ascoltato Mauriello, il quale a proposito dell’operazione londinese ha riferito che “nel 2013-2014 mentre si trovava davanti all’ufficio del sostituto monsignor Becciu incrociò il dottor Fabrizio Tirabassi (anche lui indagato, ndr) che usciva dalla stanza del Sostituto. In quell’occasione gli disse che la Segreteria di Stato aveva in animo di fare un investimento ma il Sostituto chiedeva, prima di dar seguito all’investimento stesso, di acquisire informazioni su uno dei partner che Tirabassi gli disse essere Raffaele Mincione”. Mauriello, per come dallo stesso riferito, curò personalmente l’acquisizione delle informazioni su Raffaele Mincione ponendosi in contatto con la Gendarmeria la quale, in un rapporto a firma del dottor Alessandrini, metteva in evidenza le ragioni che avrebbero sconsigliato l’avvio di attività di investimento con il predetto Mincione. In particolare egli “non era persona moralmente adatta ad avere rapporti con la Segreteria di Stato”. Mauriello ha specificato che nel 2013-2014 la persona che aveva deciso di avviare l’investimento per cui a procedimento era proprio monsignor Perlasca. La dichiarazione di Mauriello trova preciso riscontro in quanto accertato, in particolare che monsignor Perlasca ha seguito l’operazione londinese sin dall’origine avendo il 9 luglio 2014 sottoscritto, unitamente a Fabrizio Tirabassi, la proposta di partecipazione della Segreteria di Stato all’investimento che ha visto la destinazione a finalità speculative di fondi con vincolo di scopo».
«Così gestivano le Nunziature»
Il 31 gennaio viene convocato, anche lui come indagato e dipendente della Segreteria di Stato, monsignor Mauro Carlino. Scrivono i promotori: «Oltre a delineare il ruolo e le funzioni di Tirabassi, precisa la posizione di assoluto rilievo rivestita da monsignor Perlasca che “si occupava di tutto ciò che ha a che fare con l’amministrazione, dei bilanci semestrali delle Nunziature, ma anche delle risultanze finanziarie dei vari centri di spesa e di entrate come ad esempio quelle dell’obolo di San Pietro”. Dalle dichiarazioni di monsignor Carlino emerge che monsignor Perlasca ha avuto il pieno controllo della gestione del fondo Athena Capital Global e soprattutto della gestione, da lui stesso definita “deleteria”, personalistica e con gravi perdite del fondo, operato da Mincione. Monsignor Carlino ha riferito che l’attuale Sostituto monsignor Edgar Pena Parra, nel gennaio 2019, allorquando cioè si rese conto della gravità di quanto stava accadendo, gli riferì che la responsabilità della gestione deleteria dell’investimento era da attribuire a monsignor Perlasca e che aveva deciso di tenerlo fuori dalle operazioni di recupero dell’investimento». Perlasca ha cominciato a collaborare con le autorità vaticane e secondo quanto riferito dall’AdnKronos avrebbe rivelato la richiesta proveniente da monsignor Becciu di trasferire soldi alle attività dei suoi fratelli attraverso la Caritas e che lo stesso Becciu «si è servito durante il suo mandato dei giornalisti» per veicolare informazioni «su monsignor Battista Ricca, monsignor Edgar Pena Parra, sulla malattia del cardinale Parolin, sulla nascita dell’ospedale Mater Olbia». Ultimo capitolo di una guerra che appare tutt’altro che finita.
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