Coronavirus, sanità e ricerca: alcune lezioni che ricorderemo della pandemia
Siamo ancora lontani dal poter fare un bilancio sulla pandemia che ha sconvolto il mondo e causato un milione di morti ma forse è arrivato il momento per tentare alcune considerazioni iniziali che aprano a una seria riflessione nei diversi settori della società e del mondo scientifico e culturale più direttamente coinvolti nella gestione dell’emergenza.
Una prima lezione ci deriva dalla vicenda surreale dell’idrossiclorochina (Plaquenil), spacciato, così come l’azitromicina, come farmaco salvavita contro il Covid, per il quale si sono spesi politici come Trump e Bolsonaro, ma anche scienziati abbagliati dalle luci della ribalta e improvvisamente dimentichi delle norme di base della seria ricerca medica. L’antimalarico diventato ex abrupto panacea antivirale, le cui vendite in America si sono moltiplicate per cifre a tre zeri in una sorte di follia collettiva, ha poi dimostrato, così come l’antibiotico azitromicina, di non avere alcun effetto benefico ma in cambio di regalare alcune tossicità a chi lo assume. La morale è che la ricerca scientifica non può mai prescindere da regole precise che ne garantiscano l’affidabilità.
Sempre sullo stesso tema una seconda riflessione riguarda l’enorme sforzo per lo sviluppo di un vaccino per il coronavirus al quale stiamo assistendo, una accelerazione impressionante, grazie a un impegno straordinario e a investimenti eccezionali. La ricerca può quindi essere indirizzata e guidata su obiettivi comuni ma necessita di finanziamenti e risorse adeguate.
Il terzo insegnamento ci deriva dal maldestro e improvvisato adattamento di linee guida, in assenza di solidi dati scientifici, a situazioni emergenziali: i cortisonici, oggi uno dei pochi farmaci riconosciuti per contrastare la tempesta citochinica del Sars-Cov-2, all’inizio della pandemia erano controindicati dalla maggior parte delle linee guida delle società scientifiche infettivologiche. Tutto questo ci mette in guardia sui pericoli di una scienza condizionata o influenzata dalla politica o da comportamenti irrazionali e ci ricorda come in campo medico- scientifico non esistano solo le competizioni ma anche le sinergie tra i gruppi di ricerca.
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