Coronavirus, cosa ci aspetta nei prossimi 7 mesi: mascherine, anziani, smart working (e il Natale)

di Monica Guerzoni

ROMA Ancora sette, otto mesi di resistenza. Un intero autunno, un lungo inverno e forse anche la primavera «con il coltello tra i denti». Italiani guerrieri, disarmati davanti al nemico eppure armati di coraggio e pazienza, gel per le mani e mascherina. L’immagine con cui il ministro Speranza ha commentato la curva da brivido del virus richiama tutti all’ordine, costringe a fare i conti con i mesi dolorosi che abbiamo alle spalle e con quelli che verranno. L’estate è finita. Il Covid avanza. Ma chiudersi una volta ancora nella trincea delle proprie case cantando dai balconi non si può più e allora, per dirla con la sottosegretaria Sandra Zampa, l’unica strada in attesa del vaccino è «resistere, resistere, resistere».

Le mascherine

L’Italia col Pil a picco non può permettersi un nuovo lockdown totale, ma la formula usata da Speranza, «monitoriamo giorno per giorno», lascia aperta la strada a restrizioni anche severe, imposte dall’evoluzione epidemiologica. Per scongiurare che il Paese sia di nuovo costretto a fermare le macchine e spegnere le luci, bisogna che ogni cittadino combatta la sua battaglia quotidiana. Tra le proprie mura, in strada, a scuola, in ufficio o sul tram, il primo e il secondo comandamento non cambiano, lavarsi le mani e mantenere la distanza minima di sicurezza. Il metro non raddoppia, però il governo studia il modo di rendere più stringente il divieto di assembramento. Il terzo comandamento è indossare la mascherina, più e meglio di prima. La stretta è arrivata per step, una regione via l’altra e ora l’obbligo di coprirsi naso e bocca anche all’aperto potrà essere esteso al Paese intero.

Gli anziani

Anche così cambieranno le nostre vite nei mesi «col coltello tra i denti», quando i nonni dovranno resistere all’abbraccio dei nipoti, o chiedere a figli e conoscenti di far la spesa al posto loro. «Gli anziani – ha ricordato Speranza — sono la parte più forte del Paese, ma anche la più fragile e dobbiamo prenderci cura di loro, soprattutto in questo periodo difficile». Già, sarà difficile rinunciare alle tavolate della domenica in famiglia, schivare le carezze ai funerali, limitare gli inviti ai matrimoni. Le regole vietano di riunire più di 200 persone al chiuso e vale per cinema, teatri, sale da concerto, palazzetti dello sport. E il ballo? Le feste? «I giovani hanno pagato un prezzo enorme e non vanno demonizzati», li difende Speranza. Ma le discoteche no, non riapriranno. E alcune Regioni meditano lo stop alle feste private.

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