La lezione di Dante per l’Italia di oggi, ecco il discorso integrale del presidente Mattarella
Pubblichiamo il discorso integrale pronunciato ieri sera dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del concerto per i 700 anni dalla morte di Dante
Ringrazio il maestro Riccardo Muti, l’orchestra Cherubini e il coro di Santa Cecilia.
Celebrare Dante a settecento anni dalla morte significa non solo rendere il doveroso omaggio a un grande italiano che ha raggiunto, per giudizio pressoché unanime, le vette più alte delle letterature di tutti i tempi. Significa anche continuare a interrogarsi a fondo sull’impegnativo ed esigente patrimonio consegnatoci da questo straordinario intellettuale completo sotto ogni profilo che fece dell’impegno civile, morale e religioso la ragione stessa della sua incomparabile produzione artistica.
Raramente, infatti, nella storia della letteratura si riscontrano, in una sola personalità, gli ideali più alti di umanità e la coincidenza di una vicenda personale dolorosa e travagliata, assolutamente coerente. Vita e letteratura, ideale e reale, parola e pensiero, si incrociano e si fondono in una sintesi di eccezionale grandezza.
Dante è figlio del suo tempo, il Medioevo. Forse ne è il figlio migliore. È anche figlio di Firenze, pur se, nel clima polemico attraversato, si sentirà costretto – certamente a malincuore – a precisare “per nascita, non per costumi”. È, infine, figlio di quell’Italia “nave senza nocchiere in gran tempesta”, un’Italia che non esisteva se non come “espressione geografica” ma che rappresentava il suo sogno esistenziale e il suo orizzonte politico ideale.
Nella sua mente eccelsa, nella sua prodigiosa tensione poetica, si fondono e si svelano per intero la storia, il sapere e la sapienza del suo tempo che fu, come ben sappiamo, tutt’altro che buio e oscuro.
Ma Dante va oltre: ne intuisce le crepe e i cedimenti; ne denuncia, con implacabile e sofferta lucidità, i vizi, i tradimenti, le corruzioni. Ne prevede e, in qualche modo, ne anticipa il tramonto. Dante è l’uomo che ne indica la crisi. Colui che riassume e porta a compimento il suo secolo ma che nel contempo lo supera e lo trascende, in una dimensione decisamente universale.
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