Troppi misteri sulle vittime del Covid
di RAFFAELE MARMO
Nella seconda ondata del Coronavirus porta, nei bollettini quotidiani e settimanali, numeri, dati e percentuali che appaiono via via sempre meno trasparenti e comprensibili. Cifre che dicono all’apparenza tanto, ma che, in realtà, ci comunicano solo la sensazione di un nuovo stato di allarme e di emergenza, senza raccontarci come stiano realmente le cose e verso quali situazioni ci si stia muovendo. Il problema, per capirci, non è in ciò che ci viene detto o in ciò che leggiamo nei numeri. Il problema riguarda esattamente la mancanza di “dettagli” e di informazioni non secondarie sull’andamento del contagio e delle modalità di contrasto e di cura. E, prima di tutto: chi sono i morti?
Nella prima fase della pandemia ci eravamo abituati ad attendere la conferenza stampa di metà pomeriggio dei vertici del Comitato tecnico-scientifico e della Protezione civile. Al punto che i volti di Angelo Borrelli, Silvio Brusaferro e Franco Locatelli ci sono diventati familiari. Oltre le cifre della statistica del male e della morte, scienziati ed esperti ci hanno offerto spiegazioni che hanno dato una rappresentazione anche “qualitativa” e non solo quantitativa della tragedia che viviamo. Insomma, ci hanno aiutato a capire giorno dopo giorno che cosa rischiavamo e che cosa potevamo attenderci.
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