Troppi misteri sulle vittime del Covid

Oggi no. Da più settimane assistiamo, come spettatori inerti e sempre più angosciati, a un incremento costante dei contagi, senza sapere altro e senza che nessuno ci spieghi altro.

Chi sono i morti da Coronavirus? Quale la loro età? Avevano altre patologie rilevanti? Quali indagini vengono effettuate sulle vittime? Perché, a fronte di elevati numeri di “positivi”, vi sono meno deceduti rispetto alla prima ondata? Tutte domande senza risposte. Ma è del tutto evidente che proprio dalle risposte derivano conseguenze significative sulle opinioni e, dunque, sul nostro modo di percepire la pandemia autunnale.

Ma le informazioni sono largamente lacunose e carenti anche sui contagiati e sui ricoveri. Quanti “positivi” finiscono realmente in ospedale e in quali condizioni? In quanti giorni in media si esaurisce la positività? Quanti sono gli asintomatici? Niente. Non c’è uno straccio di indicazione.

Così come manca completamente una percentuale sui luoghi o sulle condizioni del contagio. Dove ci si ammala di più? In famiglia? Sui mezzi pubblici? Al lavoro? A scuola? Nelle uscite con gli amici?

Possibile, insomma, che abbiamo saputo di più e meglio durante il lockdown? No. E, dunque, chi li ha in mano, tiri fuori tutti i dati. Saremo tutti più consapevoli delle nostre azioni.

QN.NET

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