La previsione del Governo: “Nello scenario peggiore chiusure selettive”

Scavando dentro quello che lo stesso Governo definisce uno “scenario avverso di recrudescenza dell’epidemia”, si legge che l’alert scatterà se “la ripresa dei contagi osservata a partire da agosto si aggraverebbe sensibilmente nei mesi finali del 2020, portando anche al raggiungimento di livelli di guardia in termini di ricoveri ospedalieri”. In questo caso, come si diceva, scatterebbero le chiusure selettive di alcuni settori e misure di distanziamento sociale. Cosa accadrebbe all’economia è indicato subito dopo. Innanzitutto la soglia psicologica del crollo del Pil a due cifre (lo scenario base lo colloca a -9% per quest’anno) verrebbe travolta: il prodotto interno lordo precipiterebbe infatti a -10,5 per cento. E il rimbalzo del prossimo anno, fissato a +6%, si ridurrebbe a un misero 1,8 per cento. Il sentiero di recupero, e questo lo scrive sempre il Governo, sarebbe “parziale e ritardato”. 

Nello specifico, il Pil subirebbe una nuova caduta nel quarto trimestre di quest’anno dopo il rimbalzo dell’estate. Qui il documento entra ancora di più nello specifico e ipotizza “un rafforzamento delle misure restrittive nei primi mesi del prossimo anno”. Ecco allora che il Pil continuerebbe a scendere, anche se la discesa avverrebbe in misura “nettamente inferiore” rispetto alla prima metà di quest’anno. Ma andrebbe sempre giù. E poi c’è l’incognita vaccini. Sempre con l’ipotesi di un andamento migliorativo della pandemia “nei mesi primaverili”, il Governo scrive che la distribuzione di massa dei vaccini comincerebbe solo nella seconda metà del 2021. In questo modo l’attività economica riprenderebbe già nel secondo trimestre. Ma – ed è una controindicazione pesantissima – tornare ai livelli pre-crisi sarebbe più difficile. Ci vorrà molto più tempo rispetto ai due anni che si indica come traguardo dello scenario base. E comunque – altra nota dolente – il Pil nell’ultimo trimestre del 2021 sarebbe inferiore di oltre un punto percentuale rispetto a quello tendenziale. Ovviamente ne risentirebbe anche il deficit, che schizzerebbe all′11,5% nel 2020 e al 7,8% nel 2021. E poi bisogna mettere in conto le minori esportazioni di beni e servizi che potrebbero derivare da situazioni di recrudescenza in altri Paesi. Anche questo elemento impatterà sulla revisione al ribasso delle stime sui conti pubblici. 

La manovra prende forma. Aiuti ai lavoratori dei settori più colpiti, taglio del cuneo fiscale, sgravi per il Sud

Nella bozza della Nadef sono indicati anche i contenuti della prossima manovra, che varrà circa 38 miliardi. Una parte della manovra, pari a circa 22,9 miliardi, sarà finanziata in deficit, mentre la restante parte, cioè 15 miliardi, con i grants, i soldi a fondo perduto del Recovery Fund. Dentro ci saranno “significative risorse” per sostenere i lavoratori, in particolare quelli dei settori più colpiti da Covid. E poi la proroga del taglio del cuneo fiscale in busta paga per i lavoratori dipendenti (i cosiddetti 100 euro) e gli sgravi fino a fine anno per chi assume al Sud. Una parte delle risorse sarà assorbita dalle cosiddette politiche invariate come le missioni di pace, il rifinanziamento alcuni fondi di investimento e il fondo per le crisi di impresa. 

Per coprire le spese necessarie si farà affidamento anche sulla rimodulazione di alcuni fondi di investimento e sulla revisione della spesa della pubblica amministrazione. Ma anche su un taglio di alcuni sussidi dannosi dal punto di vista ambientale e sui proventi dalla lotta all’evasione fiscale per finanziare la riforma del fisco che sarà operativa dal 2022. E si punterà anche sugli incrementi di gettito che deriveranno dai pagamenti con strumenti elettronici. 

L’HUFFPOST

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