Per i sondaggi Harris ha convinto più di Pence nel confronto fra i vicepresidenti
di Giuseppe Sarcina
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A WASHINGTON
Nel dibattito tra Mike Pence e Kamala Harris non ci sono stati insulti e colpi bassi. E questa è già una notizia, ricordando quello che era successo il 29 settembre tra Donald Trump e Joe Biden. Secondo i sondaggi “istantanei” Kamala ha convinto di più. La senatrice californiana ha battuto Pence 59% contro 38%, secondo la Cnn. Risultato analogo anche per la rilevazione di Fox News, che però ha usato un’altra metrica, calcolando il gradimento personale. Harris ha totalizzato il 53% dei pareri favorevoli, contro il 40% dei contrari; Pence il 47% dei “sì” contro il 48% dei “no”. Il confronto tra i vice, oggi 7 ottobre all’Università dell’Utah, non sembra aver spostato gli equilibri tra i due campi. Joe Biden era e rimane in vantaggio su Donald Trump.
C’era molta attesa soprattutto per la performance della sfidante. Harris ha confermato una brillante presenza scenica e non si è mai fatta sovrastare da un avversario comunque sostanzialmente corretto. Ha sfoderato un abbagliante sorriso ironico, probabilmente affascinando gli elettori democratici e irritando i repubblicani. Pence è sempre rimasto in controllo, anche quando, verso la fine, una mosca si è posata per almeno cinque minuti sui suoi capelli bianchi. Oggettivamente il compito il compito più difficile ce l’aveva proprio «Mike». Non a caso il vice di Trump ha scansato le domande più imbarazzanti per l’amministrazione. A cominciare dalla gestione della pandemia. La giornalista di UsaToday, Susan Page, ha chiesto perché gli Stati Uniti abbiano una quota così alta di casi positivi (7,5 milioni) e di morti (210 mila) rispetto alla popolazione. Pence ha saltato il fosso, chiamando in causa le previsioni ottimistiche di Anthony Fauci a gennaio e febbraio, omettendo però di ricordare come il coronavirus fuori controllo abbia trasformato perfino la Casa Bianca in un assurdo focolaio. Poi ha tirato fuori la febbre suina «un disastro causato dal tandem Obama-Biden». E alla fine è arrivato alla Cina, «che pagherà per la colpevole diffusione del virus» .
Harris ha giocato agevolmente questa prima mano, con tutti gli elementi a suo favore, ma ha presentato solo un piano alternativo accartocciato. Non si è capito se Biden-Harris proveranno a imporre l’uso della mascherina su tutto il territorio federale, superando le competenze di Governatori e sindaci. Troppo spesso la moderatrice non è stata in grado di inchiodare Pence e qualche volta anche Harris alle domande. E man mano passavano i minuti è apparso chiaro che il confronto in realtà girava intorno al grande assente: Donald Trump, confinato nello Studio Ovale, ancora sotto cura per il Covid. Kamala ha investito la maggior parte del suo tempo per attaccare il presidente, attribuendogli direttamente «il fallimento» nel contrasto al Covid; il taglio delle tasse che «favorisce solo l’1% della popolazione»; l’ambiguità nei confronti dei «suprematisti bianchi» e dei «neonazisti»; il negazionismo del «climate change»; il «tradimento» degli alleati nel mondo e «l’abbraccio imbarazzante» con regimi come quello di Vladimir Putin.
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