Per i sondaggi Harris ha convinto più di Pence nel confronto fra i vicepresidenti

Dall’altra parte Pence si è difeso ripercorrendo la carriera da senatore e poi di vice presidente di Biden, rinfacciandogli l’acquiescenza con la Cina, «che è costata centinaia di migliaia di posti di lavoro agli americani«; il piano di energia verde che farebbe crollare l’economia; le esitazioni contro l’Isis e il loro capo Al Bagdadi; la mancata promessa di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme; il «disastro» della riforma sanitaria «che non ha funzionato»; i 1.800 miliardi di dollari passati all’Iran in cambio di un’intesa beffa sul nucleare. Ma ci sono stati anche alcuni passaggi in cui Harris e Pence si sono esposti in prima persona. E lì sono venute fuori le differenze tra le due culture politiche che si fronteggiano in questa elezione. Susan Page ha chiesto se nel caso dell’omicidio di Breonna Taylor «sia stata fatta giustizia». Stiamo parlando della giovane afroamericana uccisa dagli agenti che avevano fatto irruzione nella casa dove stava dormendo con il suo fidanzato, il 13 marzo del 2020 a Louisville, in Kentucky. La polizia cercava due trafficanti di droga che non avevano nulla a che fare con Breonna e il suo compagno. Harris non ha avuto esitazioni: «Non credo che sia stata fatta giustizia», ha detto riferendosi alla decisione del Grand Jury che ha incolpato uno dei poliziotti solo «per danneggiamento». Pence ha replicato: «Io ho fiducia nel sistema giudiziario e rispetto la decisione della giuria».

Da lì la discussione si è allargata alle proteste del movimento «Black Lives Matter» e a quello che Kamala ha definito «il razzismo sistematico» diffuso tra le forze di polizia, l’apparato giudiziario e nelle carceri. Pence ha fatto leva sulla dottrina «law and order», senza però citarla esplicitamente: «Un conto sono le manifestazioni, altra cosa sono i disordini e le distruzioni che vanno stroncate». Il vice di Trump ha poi condotto l’unico affondo personale, sostenendo che quando Harris era procuratore di San Francisco e poi dell’intera California, incriminò un numero spropositato di afroamericani e di latinos. Kamala ha replicato seccamente, ma senza contestare il merito del rilievo: «Non accetto lezioni dal vice presidente. Qui sono l’unica che ha condotto inchieste importanti sulle violenze contro le donne e sulle banche. Siamo noi in California che abbiamo introdotto per primi la body camera per monitorare il comportamento dei poliziotti». La situazione si è ribaltata su aborto. Trump ha nominato la giudice Amy Coney Barrett, nota tra l’altro per la sua inflessibile posizione «pro life». Pence, però, ha messo a verbale: «Non so come si pronuncerebbe la giudice Barrett sulla sentenza Roe v.Wade (la decisione cardine del 1973 che ha reso legale l’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti ndr)».

Finale all’insegna della furbizia. Sia Mike che Harris non hanno risposto alla domanda sulle condizioni di salute dei rispettivi boss e se in qualche modo era stato affrontato con loro il tema di un’eventuale successione. Pence è riuscito anche a dribblare il tema della transazione pacifica dei poteri in caso di sconfitta il prossimo 3 novembre. Susan Page ha chiuso con la letterina di una bambina delle elementari che si chiedeva perché democratici e repubblicani non facciano altro che litigare. Ma in realtà stanotte è andata ancora bene

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