Coronavirus, a scuola babele di regole. Scontro sui tempi di rientro
Proprio il tema della troppa burocrazia e la richiesta di risposte chiare sulla possibilità di accorciare la quarantena a dieci giorni e di fare a scuola test salivari hanno visto ai ferri corti il vice ministro alla Salute Pierpaolo Sileri e il Comitato tecnico scientifico. A chiudere la questione, dopo che lo stesso Sileri aveva ribadito di aver solo cercato “le risposte che la gente vuole avere”, il premier Giuseppe Conte che ha ricordato che il Cts lavora gratis come consulente del governo nella gestione della pandemia e che da parte del vice ministro cinquestelle non c’era nessuna volontà di fare polemica.
La risposta della scuola alle quarantene è comunque diversa da istituto a istituto. Non c’è una regola né tantomeno una legge che stabilisca con quali tempi debbano iniziare le lezioni a distanza. E così succede che alcune scuole riescano ad organizzarsi bene garantendo dopo pochissimi giorni una continuità didattica, anche se con video lezioni, e altre no. Da chi dipende? In teoria, a sentire i sindacati della scuola, un docente, anche in quarantena, può benissimo fare lezione a distanza ma ci deve essere un piano didattico e qui ogni istituto, in regime di autonomia, fa come vuole.
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