Il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco: «Bene la risposta alla crisi, ora cambiare passo»
di Luciano Fontana e Federico Fubini
Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia
Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, è alla sua seconda tempesta gestita al timone. Fu fra i primi a indicare la via d’uscita della crisi dell’euro in un’intervista al Corriere del luglio 2012. E i mesi della pandemia li ha passati «lavorando continuamente — dice — molto preoccupato». Il personale di Banca d’Italia si è dovuto inventare nuove modalità «comprando titoli per oltre 100 miliardi da casa, letteralmente». E Visco stesso ha passato i rari momenti di stacco giocando a scacchi con i nipoti di 7 e 9 anni «senza mai incontrarli, davanti a un computer». In questa intervista spiega come vede il futuro per l’Italia e l’area euro. Qui trovate la versione integrale del colloquio.
Governatore, come valuta la risposta dell’economia italiana allo choc di Covid-19 e i rischi di una seconda ondata?
«In tempo di pace non avevamo mai visto una caduta così pronunciata dell’attività economica, ma il recupero sta andando più o meno come previsto. Anche la ripresa dei contagi,
pur se da noi ancora meno intensa che altrove, era stata messa in
conto. Nuove misure di chiusura possono essere evitate se mettiamo a
frutto l’esperienza che ha portato il nostro Paese a uscire prima di
altri dalle fasi di tensione più acuta. In Banca d’Italia restiamo
dell’idea che siamo in una fase di progressivo recupero. Il Governo con
la prossima manovra di bilancio punta a ottenere una crescita vicina al
6% per il 2021, noi a luglio avevamo previsto qualcosa intorno al 5%. Ma
anche solo disegnare scenari è difficile perché buona parte della
caduta è dovuta non solo all’offerta, ridottasi a causa delle chiusure,
ma anche alla domanda. Il risparmio è salito perché non si poteva
spendere, ma anche a causa dell’incertezza. Se questa persiste gli
effetti possono essere anche più negativi. Dobbiamo fare di tutto per
ridurla».PUBBLICITÀ
Fine del blocco dei licenziamenti, banche, diseguaglianze: quali sono le incognite che la preoccupano di più?
«Lo stato di incertezza in cui oggi viviamo è caratterizzato da tre fattori. Il primo è sanitario, riguarda la durata della pandemia, i tempi per produrre e distribuire un vaccino. Il secondo è più soggettivo e psicologico: a fronte dell’incertezza le imprese e noi tutti come consumatori tendiamo a procrastinare, a non consumare né investire. In più ci sono i riflessi di comportamenti simili che si verificano all’estero; tutto ciò può causare una caduta prolungata della domanda aggregata.
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