Nuovo Dpcm: le regole per le feste in casa, lo smart working e il nodo della scuola
No ai controlli
E c’è un altro motivo che ha convinto Conte a mediare e a frenare in corsa ed è la contrarietà degli italiani, anche dopo la polemica politica innescata dalle parole di Speranza domenica in tv da Fabio Fazio: «Aumenteremo i controlli, ci saranno delle segnalazioni…». Una formula che, al di là delle intenzioni del ministro, ha fatto pensare a un invito alla delazione e scatenato ironie e attacchi sui social su un presunto «spionaggio» di Stato. Anche dentro i partiti che sostengono il governo la tentazione di «ficcare il naso» nelle case degli italiani, sia pure per prevenire una nuova emergenza da Covid, ha creato parecchia tensione. «La nostra linea è il buon senso — hanno ripetuto i renziani di Italia Viva nelle riunioni riservate —. Cerchiamo di non farci ridere dietro». Oggi Matteo Renzi parlerà in aula al Senato e insisterà con la richiesta di tenere aperti i teatri e le scuole.
Quarantena «breve»
Con una circolare del ministero della Salute firmata dal direttore generale Giovanni Rezza cambiano da ieri anche le regole sui tempi della quarantena e dell’isolamento fiduciario. I positivi asintomatici «possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno dieci giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare con risultato negativo». Quindi la quarantena obbligatoria si riduce di cinque giorni e basterà un solo tampone per poter uscire di casa. La circolare infine raccomanda di promuovere l’uso della app Immuni per facilitare il tracciamento dei contatti, un tema che sta molto a cuore a Conte e a Speranza.
Lo smart working
A nome dell’Anci, il presidente e sindaco di Bari Antonio Decaro ha proposto, per ridurre la presenza dei pendolari sugli autobus, di «incentivare lo smart working e differenziare gli orari delle scuole». Ma se il Comitato tecnico-scientifico aveva suggerito al governo di portare dal 50 al 70 per cento la quota di lavoro a distanza, il Dpcm si limita a raccomandare che le attività professionali «siano attuate anche mediante modalità di lavoro agile», da casa o «in modalità a distanza».
Didattica a distanza
Voci e ipotesi si sono rincorse per tutto il giorno, ma il testo del decreto ha smentito il ritorno alla didattica a distanza per le scuole superiori, che tanto aveva agitato gli animi durante la cabina di regia tra governo e Regioni. L’idea di Luca Zaia (Veneto) di mandare a casa i liceali degli ultimi anni per decongestionare i mezzi pubblici, è stata a lungo discussa e contestata. Il presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha chiarito che la paternità della trovata non è sua ma «di altre Regioni» e dal ministero dell’Istruzione è trapelato il «secco no» di una furibonda Lucia Azzolina, che guarda i dati e ricorda come le scuole italiane abbiano i contagi più bassi d’Europa. «Dobbiamo tutelare soprattutto il lavoro e la scuola», è il principio sostenuto dal ministro per le Autonomie, Francesco Boccia.
CORRIERE.IT
Pages: 1 2