Voto Senato a 18enni, stop alla legge. Quattro milioni di ragazzi traditi dalla politica
di ETTORE MARIA COLOMBO
Ancora una volta, i giovani del nostro Paese sono stati traditi. Possono votare, come hanno fatto e fanno, per le elezioni politiche e per i referendum costituzionali, compreso quello più recente, il taglio del numero dei parlamentari. Possono votare per eleggere presidenti di Regione e consiglieri regionali, sindaci e consiglieri comunali, ma – nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 25 anni – non possono votare per eleggere il Senato. Un principio arcaico e vetusto, oggi incomprensibile, che risale alle decisioni dei padri costituenti che, nel 1947, volevano diversificare la platea che elegge la Camera da quella che elegge il Senato. Furono loro a imporre, per palazzo Madama, un doppio step: 25 anni per eleggere i senatori, 40 anni per essere eletti. Il caso italiano del ‘doppio binario’ che discrimina giovani e persone ‘adulte’ è anche una peculiarità in negativo dentro la Ue. Infatti, in generale, i requisiti anagrafici per l’elettorato attivo e passivo sono ben diversi e molto più ‘young friendly’. Paesi europei come Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Spagna (tutti con un regime parlamentare bicamerale) hanno limiti di età molto più bassi dei nostri. Normalmente, appunto, il diritto di voto è a 18 anni e, a volte, è possibile votare già a 16 anni, come in Austria.
Pages: 1 2