Vaccino Covid Pfizer: quando arriveranno le prime dosi e a chi saranno somministrate
La casa farmaceutica Pfizer prevede, se tutto andrà bene, di chiedere la registrazione del suo vaccino anti-Covid, a base di RNA, all’agenzia americana FDA nella terza settimana di novembre. Ad annunciarlo l’amministratore delegato, Albert Bourla, attraverso una lettera pubblicata sul sito internet della società: «Ci sono tre aree chiave in cui, come per tutti i vaccini, dobbiamo avere successo per ottenere la registrazione — scrive il Ceo —. In primo luogo, il vaccino deve dimostrarsi efficace, il che significa che prevenga la malattia COVID-19 nella maggior parte dei soggetti che si infettano dopo essere stati vaccinati. In secondo luogo e in modo altrettanto importante, bisogna dimostrare che il vaccino sia sicuro, con dati indiscutibili ottenuti sulle decine di migliaia di volontari sani vaccinati. Infine, dobbiamo dimostrare che il vaccino possa essere prodotto industrialmente secondo i più elevati standard di qualità».
È una buona notizia?
«È gia un risultato incredibile e impressionante che si discuta di una
possibile registrazione di un vaccino dopo solo nove mesi di ricerca e
sviluppo: l’energia sviluppata dalla combinazione esplosiva della paura
diffusa da questa terribile pandemia e dall’uso delle tecnologie
biomediche più sofisticate ci hanno portato ad accorciare i tempi in
modo impensabile fino a pochi mesi fa – commenta Sergio Abrignani,
immunologo, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di
Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare “Romeo
ed Enrica Invernizzi” -. Si è molto avanti: l’azienda ha sicuramente
già iniziato la produzione del vaccino e probabilmente avviato la
preparazione della documentazione per le agenzie regolatorie, in mezzo a
queste due buone notizie c’è che aspettiamo ancora che il vaccino si
dimostri efficace e sicuro. Non possiamo illuderci, ma essere ottimisti
sì, perché quello contro SARS-Cov2 dovrebbe essere un vaccino “facile”
da ottenere visto che lottiamo contro un virus che induce una malattia
acuta che il nostro sistema immunitario risolve in poche settimane nella
quasi totalità (96-98%) dei casi ed è un virus che muta relativamente
poco; due ottime notizie per chi fa vaccini».
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