Vaccino Covid Pfizer: quando arriveranno le prime dosi e a chi saranno somministrate
Facciamo un passo indietro, che cosa significa in termini pratici “chiedere l’autorizzazione”?
«Pfizer
sta completando la Fase 3 (la sperimentazione su larga scala di un
candidato vaccino per dimostrarne efficacia e sicurezza, ndr).
Sperando in un successo e nell’assenza di intoppi, quello che può
avvenire è che a fine novembre, contemporaneamente alla fine della
sperimentazione, possano già inviare la documentazione sul vaccino da
sottomettere alle agenzie regolatorie che sono la FDA in Usa e l’EMA in
Europa, le quali riceveranno un corposissimo documento fatto di diversi
volumi. Di solito la documentazione si prepara successivamente alla fine
della Fase 3, ma in questo caso probabilmente verrà preparata prima per
risparmiare altri mesi preziosi. Probabilmente l’azienda ha già messo
il dipartimento regolatorio (dove si prepara la documentazione) al
lavoro e non appena i dati biostatistici diranno che il vaccino ha
un’efficacia di almeno il 50-60% ed è sicuro, a quel punto invieranno
tutta la documentazione in pochi giorni».
Poi che cosa accade?
«Di
solito le agenzie regolatorie impiegano mesi per esaminare in dettaglio
i documenti: ci sono però due tipi di approvazione/registrazione per un
vaccino, quella classica, poi ce n’è una emergenziale. Se la pandemia
dovesse ancora aumentare a fine novembre, l’approvazione potrebbe
arrivare anche in poche settimane, che è un tempo brevissimo. Se ci
fosse un’approvazione per uso emergenziale, quindi in tempi rapidi, la
registrazione del vaccino potrebbe avvenire entro gennaio. A quel punto,
poiché la produzione è in corso, perché gia opzionata e pagata
dall’Europa e dagli Stati Uniti, il vaccino sarà probabilmente già
disponibile in qualche centinaio di milioni di dosi e si potrebbe
iniziare la distribuzione».
Distribuzione tra gennaio e febbraio: a chi? Di quante dosi, con quali criteri?
«L’Organizzazione
Mondiale della Sanità (Oms) ha scritto un documento con suggerimenti
sull’ordine di priorità, dovrebbero essere prima medici, infermieri,
operatori sanitari, forze dell’ordine e personalità di governo. Allo
stesso tempo si vaccineranno sicuramente le persone più a rischio, che
per il Covid-19 abbiamo visto essere gli ultra 65enni con
multi-morbidità. Poi dipende da Paese a Paese».
In
Italia il ministro della Salute Roberto Speranza ha anticipato che
potrebbero arrivare nella prima trance 2-3 milioni di dosi e che l’idea è
di vaccinare prima operatori sanitari e anziani con patologie. Per
quante persone basteranno le dosi?
«Se, come sembra, ogni persona riceverà due dosi, si vaccineranno circa un milione di persone nella prima fase».
Quanto ci vorrà a completare questa prima fase?
«Per la protezione ci vogliono mesi: la risposta immunitaria ha bisogno
di tempo per “maturare” ed essere ottimale. Le due dosi vengono fatte a
un mese di distanza e dopo la seconda dose bisogna aspettare almeno 15
giorni, quindi i primi a essere vaccinati – se si inizia a febbraio –
potrebbero essere protetti da fine marzo. Entro giugno, potremmo aver
esaurito questa prima trance, soprattutto se seguiamo la logistica della
distribuzione del vaccino antinfluenzale. Per avere la maggior parte
della popolazione vaccinata probabilmente arriveremo al 2022».
Questo significa che le persone fragili devono proteggersi ancora per mesi e superare l’inverno?
«Questo
inverno non sarà ancora protetto nessuno. Peraltro le persone deboli
devono comunque proteggersi in ogni caso perché c’è l’influenza, ci sono
le polmoniti batteriche, ci sono le infezioni respiratorie
parainfluenzali che possono uccidere una persona immunodepressa e
fragile».
Il candidato Pfizer arriverà per primo?
«I primi dovrebbero essere i candidati vaccini su cui sono iniziati prima gli studi di Fase 3, in lizza ci sono anche Moderna con un vaccino a base di RNA e Astrazeneca con un vaccino a base di un vettore adenovirale (con cui l’Unione Europea ha firmato un accordo per 300 milioni di dosi con l’opzione d’acquisto per altri 100 milioni, ndr)».
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