Coprifuoco in Lombardia, i dati su contagi e terapie intensive che hanno convinto Fontana e i sindaci
Il report con la proiezione dei ricoveri è solo l’apice di una piramide complessa. Perché da giorni, soprattutto a Milano, ma anche a Monza e Varese i numeri sono lievitati al punto di far saltare il lavoro decisivo di tracciamento.
«State a casa senza aspettare la nostra chiamata», ha ammesso, sollevando un polverone politico, il direttore sanitario dell’Ats milanese Vittorio Demicheli.
Con una media di 1.500 positivi al giorno solo nell’area di Milano, impossibile intervistare tutti per risalire ai contatti stretti da isolare e spedire a fare un tampone. L’altro appello forte e chiaro si era alzato negli ultimi giorni dai Pronto soccorso. Un’onda improvvisa, dopo un’estate e un settembre tutto sommato tranquilli. La coda di ambulanze di pazienti che spesso necessitavano un ricovero per problemi respiratori. La necessità di trovare e riconvertire letti negli ospedali. Un tetris molto più gestibile rispetto ai tempi di marzo, quando la pandemia sorprese alle spalle la logistica degli ospedali. Ma numeri a cui i reparti non erano più abituati. In particolare per le degenze ordinarie, dato che per arginare la crescita dei pazienti intubati si sta preparando la riapertura dell’ospedale Covid costruito in Fiera.
Sembrava un lusso, ora non lo è più, dal momento in cui raggiunta la soglia dei 150 ricoveri in rianimazione si riapriranno i battenti. Ci sono gli spazi e le macchine, si sta iniziando a reclutare il personale sanitario negli altri ospedali della Regione. Ci sono 158 letti che progressivamente si potranno destinare ai malati più gravi e 60 per i trattamenti sub-intensivi. A marzo si mandavano i malati gravi in Germania.
Ora l’impianto c’è, anche se le proiezioni più nere del Cts lasciano intravedere la necessità di altri letti oltre a quelli della Fiera. Ma soprattutto nessuno adesso si può più permettere che l’onda diventi troppo grande da costringere a rivedere quel brutto film già visto. Così si spengono le luci alle 23. Un segnale alla città da bere. Sembra tardi, ma qui per molti è l’alba.
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