Fine di un’era: Davigo fuori dal Csm “Scelta dolorosa, ma è la legge”
A Davigo, ha aggiunto Ermini, “mi lega ora un’amicizia per me preziosa e irrinunciabile”, ma “tuttavia, nella vita, ci sono momenti in cui chi è chiamato a compiti di responsabilità istituzionale deve assumere decisioni dolorose ma necessarie”. Anche il togato indipendente Nino Di Matteo ha sottolineato che “la qualità di appartenente all’ordine giudiziario è imprescindibile per avere funzioni nell’autogoverno: voterò a favore della decadenza, con grande difficoltà umana, ma in piena coscienza”.
Hanno votato per la decadenza di Davigo anche i tre togati di Magistratura Indipendente, la corrente di destra delle toghe e i due di Unicost, la compagine centrista, il laico Filippo Donati, i due laici in quota Forza Italia, Lanzi e Cerabona, e un laico della Lega, Basile. Compatti, invece, nel votare contro la decadenza, i tre esponenti di Autonomia&Indipendenza, gruppo di cui Davigo è leader, ma anche i consiglieri togati di Area, l’associazione delle toghe progressiste (Chinaglia e Dal Moro). Contrario alla decadenza anche Fulvio Gigliotti, laico in quota M5s, mentre si sono astenuti in cinque (Cascini, Zaccaro e Suriano di Area, Benedetti e Stefano Cavanna, laico Lega). La decisione è arrivata dopo una discussione fiume, in cui hanno preso la parola e a lungo molti dei consiglieri. Una scelta complessa, dunque, sofferta e non certo unanime.
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