Le Regioni si ribellano a Conte: scontro totale sul nuovo Dpcm

Luca Sablone

Le Regioni alzano la voce e si oppongono fortemente alle nuove misure inserite nella bozza del nuovo Dpcm.

Troppe restrizioni estese sull’intero Paese rischiano di provocare danni incalcolabili alle attività colpite: è nata da questa convinzione la lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte e ai ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia mediante cui i governatori esprimono tutti i loro dubbi in merito e chiedono dunque di ripensare alle strette paventate. Viene inoltre chiesto di inserite nel prossimo decreto l’impegno a riconoscere ristori adeguati ai settori più colpiti dalle restrizioni adottate per fronteggiare la seconda ondata del Coronavirus, magari attraverso l’attivazione di specifici tavoli di confronto con i Ministeri competenti.

L’auspicio dei presidenti è quello di evitare uno stop generalizzato su tutto il territorio nazionale. Al punto uno viene chiesta l’estensione della didattica a distanza al 100% per le scuole secondarie superiori e per le università; al secondo punto invece si sollecita l’esecutivo a destinare i tamponi (molecolari o antigenici) solamente ai sintomatici e ai contatti stretti (familiari e conviventi) su valutazione dei Dipartimenti di prevenzione, “al fine di rendere sostenibile il lavoro delle Asl/Regioni in tempo di emergenza riducendo il carico di lavoro dovuto alle difficoltà nel contact tracing”. E sostengono che andrebbe riservata la telefonata giornaliera per i soggetti in isolamento o quarantena “a specifici casi su valutazione dell’operatore di sanità pubblica”.

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