Così le categorie hanno sconfessato la linea Bonomi
Un terremoto per viale dell’Astronomia: Bonomi e il vicepresidente con delega alle relazioni industriali, Maurizio Stirpe, reagiscono a colpi di lettere di richiamo e convocazioni, fino alla denuncia delle “ribelli” ai probiviri. Il risultato, però, è l’ennesimo schiaffo alla linea del presidente, visto che pochi giorni fa anche le altre sette associazioni del settore hanno chiesto ai sindacati di sedersi al tavolo per firmare l’accordo (appuntamento il 29 ottobre). E parliamo di un comparto che, con 6850 aziende e 380 mila addetti, rappresenta l’8% del Pil. Infine il rinnovo del contratto nazionale del settore legno e arredo (150 mila gli addetti), con una dinamica dei fatti che la dice lunga sulle tensioni che attraversano Confindustria. Martedì le agenzie di stampa diffondono la notizia dell’accordo, raggiunto nella notte, tra FederlegnoArredo e i sindacati (Filca-Cisl, Fillea-Cgil, Feneal-Uil), la firma — si legge — è prevista nel giro di qualche giorno perché la vertenza si è svolta in videoconferenza.
La sigla arriva, in effetti, giovedì e anche in questo caso c’è l’aumento salariale: una media di 70 euro tra recuperi dell’inflazione e riconoscimento della produttività. Cifra che, a quanto risulta, avrebbe preso in contropiede la presidenza di Confindustria impegnata fino all’ultimo a convincere Federlegno a frenare l’intesa, nel caso anche tentando di dividere i sindacati. Retroscena che, se confermato, sarebbe ancora più emblematico considerando che il presidente uscente di Federlegno (il nuovo vertice ancora non è insediato) è Emanuele Orsini, vicepresidente di Confindustria con delega per credito e fisco, grande elettore di Bonomi. «Abbiamo deciso di arrivare alla firma dell’accordo — ha detto all’Ansa Gianfranco Bellin, capodelegazione di Federlegno — nonostante la manifesta volontà di qualcuno di far saltare il tavolo per motivi estranei al settore e alle sue dinamiche».
Ora gli equilibri confindustriali dipendono dalla vertenza del settore metalmeccanico, cuore della manifattura italiana, e non è escluso che proprio gli aumenti salariali ottenuti fin qui da altre categorie possano dare una scossa alle trattative tra Federmeccanica, Fim, Fiom e Uilm, interrotte dopo mesi di confronto a tratti anche proficuo.
Molti settori e molti imprenditori ritengono che questo non sia il momento delle tensioni sociali (le intese firmate hanno fatto rientrare agitazioni e scioperi): spingono, dunque, le associazioni di categoria e, di riflesso, la stessa Confindustria, a raffreddare il clima intorno ai rinnovi contrattuali (li attendono 10 milioni di lavoratori privati).
«Non capisco con chi ce l’ha Bonomi — ha detto il leader Cgil, Maurizio Landini —. La divisione non è in casa sindacale, ma in Confindustria». Un vero inedito, perché che storicamente sono sempre stati i sindacati a spaccarsi. «Bisogna rinnovare gli altri contratti», afferma la leader della Cisl, Annamaria Furlan. E il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri: «Bonomi dice di voler rinnovare i contratti, ma le chiacchiere stanno a zero». Per ora il presidente di Confindustria non demorde: «C’è una recrudescenza di sentimento anti-industriale», ha protestato venerdì in Valle d’Aosta. Ma questa volta non ha detto neanche una parola sui contratti.
REP.IT
Pages: 1 2