Covid e scuola, nuovo Dpcm: battaglia sulla chiusura delle superiori: Dad al 75 per cento. Le Regioni dicono no
Una settimana fa la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina aveva rifiutato di inserire la regola generale che permettesse alle Regioni di ricorrere al 50 per cento di didattica a distanza nelle scuole superiori. Ieri non ha potuto dire di no all’obbligo di lasciare fuori dalle classi il 75 per cento degli studenti dai 14 anni in su. Non solo, le Regioni fino a tarda sera hanno insistito per chiudere completamente le superiori, imponendo la didattica a distanza per tutti. Al ministero si consolano pensando che elementari e medie restano in classe, ma per due milioni e mezzo di adolescentila scuola in presenza rischia di essere finita qui . «Il decreto è d’emergenza ma come possiamo essere sicuri che la misura non venga poi prorogata? — si chiede Mario Rusconi, capo dei presidi del Lazio — Le scuole non sono pronte: mancano le connessioni in intere aree del Paese, fuori dalle grandi città e soprattutto al Sud. Speriamo di non perdere un secondo anno scolastico».
I dubbi del governo
La battaglia è durata tutta la sera, con la ministra Azzolina che provava a resistere sul 75 per cento, anche se non tutti nel governo erano contrari alla scelta drastica del tutti a casa: nell’ultima bozza per ora comunque è previsto che quasi due milioni di studenti al giorno siano collegati da casa, gli altri dovranno entrare a turni e tassativamente dopo le 9. «Le soluzioni rigide non sono funzionali — protesta il numero uno dei presidi Antonello Giannelli — i singoli istituti devono poter decidere perché le situazioni sono diverse da città a città e bisogna salvare i laboratori che devono essere in presenza».
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