“Lockdown totale, unica soluzione”. Parla il responsabile dei pronto soccorso lombardi
Lo stesso Ricciardi, a capo dell’Osservatorio nazionale sulla salute
nelle Regioni insieme al dottor Alessandro Solipaca, spiega che la curva
dei contagi ha assunto di nuovo un andamento esponenziale, la
preoccupazione maggiore è che la crescita possa tornare ad aumentare la
pressione sulle strutture ospedaliere, in particolare nelle terapie
intensive. Ben 7 Regioni sono da “codice rosso”, che palesano un aumento
dei ricoveri in ospedale e nelle terapie intensive molto sostenuto se
confrontato con quello della fase acuta registrata ad aprile.
Ma il governatore della Lombardia Fontanaesclude la possibilità di un vero lockdown:
“Escludo che ci siano le condizioni per prevedere ipotesi di questo
genere, anzi, tutti i nostri interventi vanno nella direzione di evitare
ogni tipo di lockdown”. Le ultime limitazioni regionali per la
Lombardia anti-Covid saranno “ribadite” in una nuova ordinanza attesa in
giornata, necessaria per allineare a livello tecnico quella attualmente
in vigore con il nuovo Dpcm.
Coronavirus, firmato il nuovo Dpcm. Conte: “Dobbiamo fare il possibile per proteggere insieme salute ed economia”. Ristori per le aziende
25 Ottobre 2020
Il virologo Pregliasco invece, che si era detto favorevole a misure più dure, ora si dice “convinto che sia possibile piegare la curva in un mese se saremo uniti e, sulla linea del nuovo Dpcm, sapremo ridurre i contatti non essenziali. Mi rendo conto che questo è un Dpcm di compromesso, e che a pagare è la socialità, ma se riusciamo a limitare i nostri contatti è fattibile piegare la curva in un mese”.
Intanto, l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità, aggiornato al 20 ottobre, evidenzia come mentre nelle prime settimane dell’epidemia da Covid “si riscontrava una maggior percentuale di casi severi, critici e di deceduti postivi diagnositicati mediante tamponi effettuati post-mortem), con il passare del tempo si evidenzia in percentuale un netto incremento dei casi asintomatici o paucisintomatici e una marcata riduzione dei casi severi e dei decessi”. È verosimile, dice Flavio Riccardo dell’Iss, che “oltre l’80% di tutti coloro che contraggono l’infezione siano asintomatici o paucisintomatici”. I dati mostrano il cambiamento nel tempo del quadro clinico riportato al momento della diagnosi dei casi confermati di Covid-19: nel periodo 20 luglio-20 ottobre gli asintomatici sono il 56,5% sul totale dei test molecolari effettuati. La percentuale era invece pari al 15,1% nei primi tre mesi dell’epidemia (20 febbraio- 20 maggio). Questo però non significa abbassare la guardia perché l’aumento è dovuto anche all’incremento dei tamponi effettuati e perché non c’è alcuna prova scientifica che un asintomatico non sia contagioso.
REP.IT
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