Luca Ricolfi: “Lockdown via maestra per evitare la caduta del Pil”
Professore Luca Ricolfi, mi sembra che si stia tristemente avverando una sua “profezia”: a furia di voler far subito ripartire l’economia quest’estate, si è finiti per far ripartire il virus quest’autunno. Insomma il partito del Pil – composto da tutti quelli che hanno spinto per le riaperture e per salvare la stagione turistica – ha finito per affossare il Pil. Sto esagerando in pessimismo?
Assolutamente no. E’ da un paio di mesi che ho avanzato la congettura che i benefici della riapertura allegra nella bella stagione avrebbero potuto essere minori dei costi connessi a uno o più lockdown nella stagione fredda, quindi non sono sorpreso che questo stia accadendo. Quel che mi ha invece profondamente stupito è che, in Italia, nessuno abbia mai preso in seria considerazione questa eventualità, come se fosse ovvio che tutelare la salute implichi danneggiare l’economia. Ora il Fondo Monetario Internazionale, con uno studio molto interessante, suggerisce esattamente questo: usare i lockdown, severi e precoci, per minimizzare il numero dei morti per abitante è la via maestra per minimizzare la caduta del Pil.
Come si sono comportate quelle associazioni e lobby che avrebbero dovuto difendere la capacità produttiva italiana? Penso soprattutto a Confindustria.
Il giudizio su Confindustria e dintorni non può che essere bifronte. Hanno ragioni da vendere quando chiedono di poter ristrutturare (e assumere!) e per farlo rivendicano il diritto di licenziare. Uno Stato serio capirebbe che tenere in piedi posti di lavoro finti non può essere la strada per tutelare i lavoratori, e che – se si vuole salvare l’economia – la priorità dovrebbe essere di minimizzare il numero di imprese che chiudono, non quella di prolungare l’agonia del maggior numero possibile di imprese moribonde.
Fin qui Confindustria ha ragione, il governo torto marcio, e i sindacati né torto né ragione perché è nella loro natura (o meglio nella non gloriosa storia del sindacalismo italiano) ignorare l‘interesse generale pur di difendere quello dei garantiti. Dove invece, a mio parere, Confindustria ha torto è sulla politica delle riaperture, che è stata miope, imprudente, e in definitiva profondamente autolesionista.
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