Covid, Miozzo (Cts): «Rispettare le regole per due settimane o si chiude tutto»


«Stimo molto Walter Ricciardi, di cui sono amico, ma lui è esperto di sanità pubblica, questa emergenza mi ha insegnato che le decisioni di giungere al lockdown includono anche valutazioni relative alla sicurezza, all’erogazione dei servizi essenziali, all’economia. Io non ho tutti questi strumenti di valutazione e invidio i colleghi capaci di fare valutazioni così complesse dal chiuso del reparto dove dovrebbero assistere i loro malati».

Gli ospedali stanno collassando?

«Soffrono una pressione difficilmente sostenibile nel lungo periodo, soprattutto nei territori in ritardo nell’organizzazione dei percorsi dedicati ai pazienti Covid. L’unico modo per alleggerire è coinvolgere medici di famiglia e pediatri di libera scelta fornendo loro tutti i mezzi per operare, i materiali di protezione, gli strumenti diagnostici. Con l’accordo appena siglato tutti i cittadini potranno fare i tamponi rapidi con il loro medico».

Molti dottori si rifiutano.

«Vanno coinvolti, anche ospitandoli in spazi dedicati se il loro studio non è sufficiente. Naturalmente vanno messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza, ma il loro contributo è essenziale».

Non ritiene vergognose le file di ore ai drive in?

«Certamente sì. Ora però le Regioni stanno intervenendo attivando subito tutte le risorse del sistema nazionale. E poi dobbiamo promuovere, insistere, fare tutto il necessario per avere tutti sul proprio cellulare l’applicazione Immuni».
Obbligare?
«Se vuoi entrare in Università devi avere l’applicazione. So di andare contro la libertà dei singoli e i diritti costituzionali, ma dobbiamo convincerci che il bene dell’intera comunità passa anche dalla riduzione, tutto sommato marginale, di alcuni aspetti delle nostre libertà. Con una notifica di Immuni scatta l’isolamento e si interrompe la catena del contagio».

Con la didattica a distanza al 75 % la maggior parte dei ragazzi rimane a casa. Non sarebbe stato più serio chiudere le scuole?

«Io sono un fautore della scuola al 100 %. Il vero coraggio è tenerle aperte e adattare il sistema a questa esigenza. Sono stati fatti miracoli per trasformare il cronico disastro del sistema scolastico in qualcosa che sia in grado di affrontare la crisi che stiamo passando. Dobbiamo difenderlo se non vogliamo trovarci centinaia di migliaia di ragazzi terrorizzati e affetti dalla sindrome della capanna».

Tra quanto tempo sapremo se le misure funzionano?

«Almeno due settimane, poi saremo pronti per decidere se abbiamo raggiunto il limite non compatibile e si deve passare ad un intervento più radicale come quello che abbiamo già dolorosamente sperimentato a marzo e aprile».

E qual è il limite per non passare al lockdown?

«Solo con il rispetto rigoroso delle regole, il lockdown potrà essere ricordato come una brutta esperienza del passato».

CORRIERE.IT

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