Dieci giorni per decidere il lockdown
Dieci giorni per decidere su misure ulteriormente restrittive. Lockdown è un tabù nel Governo, una parolaccia, ma è lì che si va a parare. Giuseppe Conte è conscio che le misure varate nel dpcm di domenica potrebbero non bastare. Spera che siano sufficienti, ma la realtà è più testarda delle regole e dei propositi, e il dato odierno che sfiora i 25 mila positivi, sia pur con il record di tamponi, sta lì a ricordarlo.
“Aspettiamo i primi giorni della prossima settimana – spiega un componente dell’esecutivo – Se la chiusura di ristoranti, bar, palestre e piscine e l’implemento della didattica a distanza avranno funzionato lo sapremo solo allora”. Non ci si aspetta una catarsi salvifica, ma si spera in un rallentamento significativo della crescita dei contagi. Quello che in queste ore viene definito “Il plateau”. I numeri sono da prendere con le molle, ma si è messo in conto che, considerata l’attuale progressione, si possa da qui a una settimana arrivare a una quota di 30/35 mila contagi. Se il numero dovesse stabilizzarsi, sarebbe il segnale che la stretta sta producendo i suoi effetti. In caso contrario si valuterebbe un lockdown, non così stringente come quello della scorsa primavera ma nemmeno troppo distante da lì.
E’ quello che ha detto Giuseppe Conte riunendo martedì sera i capigruppo di maggioranza che lo hanno incalzato sul punto: “Abbiamo deciso per gli ultimi provvedimenti proprio per evitare quello scenario. Dobbiamo aspettare una decina di giorni, poi valuteremo i dati epidemiologici e decideremo”. E’ la seconda o terza puntata di un film che sembra già visto, quello la cui trama prevede un dpcm, la successiva fiducia che il dpcm funzioni, la corsa a un nuovo dpcm più duro, con Piazza Affari che oggi ha perso il 4% al solo sentir nominare la parola lockdown.
“Rischiamo di arrivare tardi”, commenta desolato un esponente dell’ala rigorista della maggioranza. Fosse per Roberto Speranza e Dario Franceschini, il dado sarebbe già stato tratto da tempo. In alcune chat di governo oggi sono circolate assai le misure annunciate dalla Merkel: chiusura totale di bar e ristoranti, bar piscine, palestre, cinema e teatri chiusi, possibilità di incontrarsi solo tra due nuclei familiari. “E lo fanno con meno della metà dei contagi che abbiamo noi, siamo a un passo dal perdere il controllo”, spiega un esponente dell’ala rigorista. La Germania il benchmark a cui riferirsi, Parigi la città a cui guardare. Macron ha annunciato misure drastiche per fermare il contagio a fronte di cifre impensabili fino solo a due settimane fa, presagio di un fosco futuro prossimo anche nel Belpaese. Perché se è vero che i transalpini sono avanti a noi di dieci giorni, al massimo due settimane, si possono anticipare decisioni che si stanno rendendo necessarie in tutta Europa, a partire dai due paesi che la trainano e che, al pari nostro, sono travolti dalla seconda ondata.
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