Coronavirus, quando arriveremo al picco dei contagi? Forse entro Natale

di Cristina Marrone

L’Italia e tutta l’Europa sono ormai nel pieno dalla seconda ondata dell’epidemia da coronavirus. Che cosa ci dobbiamo aspettare?
«È difficile da prevedere perché dipende molto anche dai nostri comportamenti e da quanto saremo capaci di fare per frenare la circolazione estesa del virus. La situazione di Paesi come Francia, Germania e Gran Bretagna, che hanno iniziato la seconda ondata un po’ prima di noi, potrebbe essere predittiva di quel che succederà qui. La situazione è comunque piuttosto allarmante» riflette Stefania Salmaso, epidemiologa, già a capo del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss).

Quale potrebbe essere il massimo numero dei casi registrati in un giorno?
«Difficile fare una previsione» dice Salmaso. «Abbiamo un tasso di riproduzione medio intorno all’1,5 e sta proseguendo una crescita progressiva, nelle ultime due settimane esponenziale. Adesso abbiamo un tempo di raddoppio di 6-7 giorni. Se consideriamo gli oltre 26 mila casi di oggi(ieri per chi legge) vuol dire che la settimana prossima, con questa crescita arriveremo a oltre 50 mila casi, centomila in un paio di settimane. Questo però non deve gettarci nel panico ma indurci alla massima cautela». Concorda Paolo Bonanni, epidemiologo e professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze: «L’introduzione di sistemi di controllo non frena immediatamente la curva e quello che stiamo vedendo adesso non sono casi che si sono infettati ieri, ma sono quelli che si sono infettati 10-15 giorni fa quindi potremmo effettivamente arrivare a quota centomila».

Il coronavirus ha un suo bioritmo ciclico?
«In realtà no, semplicemente in certi momenti ha condizioni più facili per diffondersi nella popolazione – afferma Bonanni -. L’estate, anche per la maggior vita all’aria aperta con minori contatti in ambienti chiusi, ha favorito una riduzione del numero dei casi. Una concatenazione di eventi ha fatto però in modo che da un piccolo nucleo di infetti dell’estate si propagasse di nuovo il contagio».

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