Coronavirus, quando arriveremo al picco dei contagi? Forse entro Natale
Chi sta spingendo la curva dei contagi?
Spiega Stefania Salmaso: «Per ora l’infezione sembra concentrata nei giovani adulti e adolescenti che probabilmente in questo momento stanno trainando la diffusione della pandemia.
Se il contagio dovesse entrare nella fascia di età più avanzata è
chiaro che ci aspetteremmo un incremento del numero di decessi e
di ricoveri di casi più severi, ed è normale che più il virus circola
tra la popolazione normale più ha la possibilità di raggiungere le
persone fragili».
Quando arriveremo al picco dell’epidemia? È verosimile che i contagi calino entro Natale?
Difficile
sapere quando ci fermeremo e fare delle previsioni perché molto dipende
da quanto funzioneranno le misure di contenimento concordano gli
esperti. «Sulla base di modelli matematici- riferisce l’epidemiologo di
Firenze – ci sono proiezioni che indicano cheil picco potrà arrivare verso metà dicembre,
ma sono supposizioni che vanno prese con mille molle. È ragionevole
pensare che possa succedere, ma potrebbe anche non succedere: ci sono
moltissime variabili in gioco e ogni ipotesi è un azzardo. La speranza è
che a un certo punto riusciremo a fare quello che è stato fatto da fine
aprile-maggio, per tornare con un Rt pari a 1.
Potremo così vedere la discesa dopo un periodo in cui il numero dei
contagi quotidiani resta stabile, il plateau che abbiamo conosciuto
nella scorsa ondata, tipico di un virus che ha un periodo di incubazione
lungo come Sars-CoV-2. (l’influenza, con un periodo di incubazione più
breve ha invece una curva più a punta)».
Le misure introdotte sono sufficienti?
«Come dicono in tanti – ragiona Salmaso – non sono assolutamente sufficienti per arginare la diffusione e invertire in modo deciso la rotta dei contagi, ma il messaggio che dobbiamo trarre è che dobbiamo evitare il più possibile le occasioni in cui veniamo in contatto con altre persone». «Non so quanto le limitazioni imposte a bar e ristoranti potranno avere un impatto concreto sulla curva epidemica – aggiunge Bonanni -. Problemi gravi irrisolti restano l’affollamento dei mezzi pubblici e la sorveglianza su quel che succede per le strade: i controlli della polizia dovrebbero essere molto più severi perché spesso si vedono troppi ragazzi appollaiati sulle panchine a chiacchierare senza mascherine: questo è un insulto nei confronti di chi, pur rispettando tutte le regole ha dovuto chiudere l’attività».
Quale potrà essere un segnale di speranza?
«La percentuale dei positivi sul numero dei tamponi – conclude Paolo Bonanni – perché quando si vedrà un trend in calo significa che qualcosa sta cambiando in senso positivo e che l’epidemia sta rallentando».
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