Lockdown, non più se ma come e quando
E’ solo uno dei tasselli che compone il puzzle di una situazione intricatissima, nella quale si innestano i problemi di una maggioranza litigiosa e sfilacciata. Conte prende tempo, si fa forte di una serie di ragioni. La prima è quella che gli effetti dell’ultimo dpcm non hanno avuto ancora impatto sulla curva dei contagi. “Servono minimo dieci giorni”, spiega una fonte che lavora al dossier, e dunque prime di mercoledì o giovedì prossimi un rallentamento della crescita non si vedrà. “Ma a quel punto sarà troppo tardi, saremo totalmente fuori controllo”, obiettano dal ministero della Salute, da sempre guida dell’ala rigorista dell’esecutivo, che spinge per una serie di misure ancora più dure già dalla settimana prossima. Il secondo dato che conforta l’attesa del premier è quello sulla natura dei contagi: attualmente le terapie intensive occupate sono 1740 su potenziali 10.300, circa l′80% dei casi è asintomatico, il 94% è gestito da casa. Certo, alcune zone del paese (Lombardia, Piemonte, Campania, Lazio) sono più in sofferenza di altre, ma un margine per vedere i potenziali effetti dell’ultimo dpcm, è parere di una parte dell’esecutivo, c’è.
Il governo si sta nei fatti preparando a mesi difficili. Conte ha incontrato oggi i leader sindacali, assicurando la proroga del blocco dei licenziamenti fino a marzo. Dall’altra ha promesso alle aziende che verranno stanziati ulteriori quattro miliardi affinché sia lo stato, e non le aziende, a pagare la cassa integrazione.
Il quadro è in rapidissima evoluzione. Solo il 12 ottobre scorso il commissario Domenico Arcuri rassicurava: “La situazione non è drammatica”. Dodici giorni dopo il mondo si era capovolto: “Siamo in un momento per certi versi drammatico”, a spiegare le ulteriori misure. E, probabilmente, le prossime: la settimana che verrà porterà una nuova stretta, cambierà ancora il modo in cui viviamo. Resta solo da capire come, e quando.
L’HUFFPOST
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