Lockdown, l’infettivologo Galli: «Difficile isolare un’area metropolitana, adesso servono decisioni più radicali»
di Graziella Melina
I dati dei contagi di Milano aumentano in modo esponenziale. Tra chi sta in corsia, la paura che la prossima settimana la situazione possa precipitare è davvero tanta. Persino Massimo Galli, direttore di Malattie infettive dell’ospedale Luigi Sacco di Milano, uno che di certo non si abbandona allo scoramento – e infatti tiene subito a precisare «cerco di mantenere una obiettività» – alla fine però ammette: «E’ chiaro che stando in ospedale, ti può venire da dire che è un disastro. In questo momento c’è profonda stanchezza e crisi anche dal punto di vista del personale. É giù di morale. Vedersi di nuovo davanti questo déjà vu, insomma, non è facile».
A Flourish bar chart race
Anche al Sacco siete in emergenza?
«Abbiamo
portato a più di 330 i posti letto di recettività per Covid, il che
vuole dire che abbiamo chiuso per intero l’attività di reparti che
normalmente assistono tutt’altro. É già una sofferenza che ci sia una
medicina Covid dove prima c’era l’ortopedia».
Le nuove misure di contenimento nazionale arriveranno forse tra una settimana?
«Credo
che attendere una o due settimane per decidere ulteriori restrizioni
sia un rischio. Le infezioni sono già avvenute e ci porteranno comunque
un carico di ricoveri, di posti di rianimazione da occupare e purtroppo
anche di decessi piuttosto prevedibile. Il punto è che qui stiamo
giocando sul crinale dell’ulteriore esplosione dell’infezione. Se la
scommessa che è stata fatta con i provvedimenti che sono stati adottati è
vincente, tra 15 giorni ci potrà essere un’inversione di tendenza.
Sennò non ci saranno alternative, e comunque il prezzo da pagare sarà
ancora più alto».
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