Terapie intensive, in Italia sono sempre più piene di pazienti Covid: «Punto critico a metà novembre»
La tendenza (il film)
Per prevedere l’evoluzione di un fenomeno, più che il dato misurato in un preciso momento conta la sue evoluzione nel tempo. E la tendenza dei ricoveri in terapia intensiva, questa sì, è preoccupante. Ieri i pazienti Covid entrati in rianimazione sono cresciuti del 5,5%. Non poco. Anche perché la progressione non è lineare ma geometrica, cioè con un aumento sempre più corposo, giorno dopo giorno. «Non siamo ancora al punto critico ma la pressione c’è», sintetizza Massimo Antonelli, direttore del Dipartimento di emergenza e rianimazione del Gemelli di Roma, componente del comitato tecnico scientifico. Ma quando potrebbe arrivare il punto critico? «Se la tendenza rimane questa potremmo esserci già a metà novembre».
Il contesto
Ci sono altri elementi che purtroppo rendono il film più realistico della foto. Chi entra oggi in terapia intensiva è stato contagiato almeno due settimane fa. E due settimane fa i contagi giornalieri, che allora ci parevano tantissimi, erano solo 8 mila. Un quarto rispetto a ieri. Non solo. Perché qualsiasi nuova stretta decida il governo, gli effetti si vedranno dopo 15 giorni. Con la prima ondata, i ricoveri Covid in terapia intensiva erano scesi sotto quota 2 mila, quindi a un livello simile a quello di ieri, solo il 27 aprile. Un mese e mezzo dopo l’inizio del lockdown. È vero che rispetto ad allora i nostri medici hanno imparato sul campo tante cose. Ma è anche vero che allora andavamo verso l’estate, stavolta dritti verso l’inverno.
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