Un rinvio non fa primavera. La cassa Covid non basta per evitare i licenziamenti
I piccoli
Ma cosa succede dopo il 21 marzo alle imprese più piccole – le più
colpite da restrizioni, coprifuoco e anche lockdown – che non hanno la
Cig ordinaria e per le quali il governo si è visto costretto a
resuscitare un vecchio strumento in disuso come la Cig in deroga? I
sindacati hanno chiesto che almeno per i piccoli esercizi, il commercio,
il turismo, le attività sotto i cinque dipendenti e tutte quelle che
fanno capo ai fondi bilaterali l’ombrello della Cig Covid resti aperto.
Iter Inps
La nuova Cig Covid è in tutto uguale alla vecchia nelle sue tre
declinazioni: ordinaria, in deroga e Fis (Fondi di integrazione
salariale). Copre tutti. In più c’è la possibilità – da giugno – di
ottenere dall’Inps, in tempi brevi, un anticipo dell’assegno pari al
40%. Opzione che però è piaciuta poco alle imprese, forse per l’iter
burocratico complesso: ne hanno beneficiato sin qui solo 200 mila
lavoratori su 6,5 milioni in Cig Covid.
Il ticket
Non tutte le imprese che hanno ottenuto la Cig Covid hanno poi
registrato perdite di fatturato. Solo 189 mila su 552 mila (34%),
secondo i calcoli di Inps. È il caso dei “furbetti della Cig” che ha
fatto molto discutere nei mesi passati. Ecco perché il governo aveva
deciso di mettere un “ticket” da settembre, cioè di far pagare un 9% o
18% del costo del lavoro alle imprese con cali di fatturato inferiori al
20% o nulli. E Cig Covid gratis solo per cali sopra al 20%. O, come
deciso dal recente decreto Ristori, per le attività chiuse o ristrette
dal Dpcm del coprifuoco, a prescindere dal fatturato. Le ulteriori 12
settimane per il 2021 saranno di nuovo gratis per tutti.
I costi
Il nuovo pacchetto di Cig Covid costa 6 miliardi: 2 per le 6 settimane con il ticket dal 16 novembre al 31 gennaio (decreto Ristori) e 4 miliardi per le 12 settimane gratis dall’1 gennaio al 31 maggio 2021 (in legge di Bilancio). L’abolizione del ticket vale 200 milioni.
REP.IT
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