Le Regioni chiedono misure nazionali
Il Paese deve muoversi insieme. E per questo il Governo deve ricorrere a misure nazionali. Sono i governatori, riuniti in videoconferenza con il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e con il titolare della Salute Roberto Speranza, a chiedere a gran voce che il prossimo passo della strategia anti-Covid dell’esecutivo poggi su un intervento unitario, non polverizzato in micro interventi territoriali. Un posizionamento che poggia su un ragionamento. Questo: la curva dei contagi sta salendo in modo esponenziale dappertutto, l’indice di contagio è un fatto nazionale, non più limitato ad alcune zone del Paese. Tocca al Governo tirare su una strategia univoca, non dispersiva e a macchia di leopardo. Senza scaricare la gestione interamente su governatori e sindaci.
Prima ancora dei contenuti del nuovo Dpcm, in via di definizione, è il metodo che anima il primo round del confronto (la riunione è stata aggiornata a lunedì mattina) tra il Governo e le Regioni. Perché alla vigilia del quarto intervento in appena venti giorni, quello che introdurrà nuove e pesanti restrizioni, il punto è sempre lo stesso: a chi spetta l’onere di girare la chiave della stretta. Il grande timore dei presidenti di Regione e dei sindaci è quello di ritrovarsi inadeguati di fronte alla gestione dell’emergenza che si appresta a salire di livello con la creazione dei lockdown nelle grandi città e nei territori più a rischio. Vincenzo De Luca lo spiega chiaramente agli altri presenti alla riunione: “Io le chiusure le ho fatte in molte località, ma siamo riusciti al massimo a gestire le vie principali, il resto è impossibile”. La grande criticità, soprattutto nelle grandi aree metropolitane, viene individuata da De Luca e dagli altri presidenti di Regione nell’impossibilità di avere una capacità di controllo capillare. Insomma il blocco di una città si può pure fare, ma poi c’è il problema di come gestire il controllo di questo blocco. E i governatori del Nord, a iniziare dal presidente della Lombardia Attilio Fontana, sono ancora più tranchant: è proprio sbagliato pensare di risolvere tutti con le chiusure delle grandi città. La pensa così anche Giovanni Toti ed è Fontana a esternare il concetto in modo deciso: “No ai lockdown territoriali, se fermiamo Milano, fermiamo la Lombardia”.
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