Le Regioni chiedono misure nazionali
I governatori fanno leva anche su un’altra questione per spingere il Governo a caricarsi sulle spalle l’impegno di una strategia nazionale. Lo dice sempre Fontana: “Una serie di interventi territorio per territorio, polverizzati e non omogenei, sarebbero probabilmente inefficaci e anche incomprensibili ai cittadini, che già oggi sono disorientati”. La discussione tra le Regioni e il Governo sulla responsabilità dell’indirizzo della nuova stretta arriva al punto da tirare in ballo gli umori dei cittadini. E anche la possibilità, avanzata dai governatori di centrodestra, di circoscrivere e limitare il più possibile gli spostamenti degli anziani con più di 70 anni. Una questione che esplode in polemica quando Toti, a riunione in corso, twitta così, dopo aver ricordato i 22 anziani morti sabato in Liguria: “Sono persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate”.
Il Governo risponde alla pressione che arriva dalle Regioni con uno schema che poggia su due gambe, come spiega Speranza: l’asticella nazionale delle restrizioni sarà alzata su alcuni punti, mentre in determinati territori saranno alzati i livelli di intervento. Boccia completa il ragionamento, spiegando che il punto di riferimento per gli interventi sui singoli territori sarà il documento dell’Istituto superiore di sanità e il sistema di monitoraggio condiviso con il Cts e con le Regioni: le restrizioni scattano automaticamente se l’indice Rt (quello che misura la contagiosità) supera un certo livello. E scattano anche in modo settoriale perché ogni comparto ha un suo indice. Quindi le scuole, i negozi e tutto il resto possono procedere anche in modo difforme, seguendo l’indicatore che segnala l’esigenza di chiudere o al contrario la possibilità di tenere aperto. “Non si deve prendere una decisione univoca sulla scuola, ma deve dipendere dal grado di Rt in ogni Regione”, dice ancora il ministro, facendo quindi capire che la nuova stretta avrà un’applicazione territoriale, con il Governo a supportare le scelte degli enti locali.
Poi ci sono le grandi questioni che riguardano invece l’innalzamento dell’asticella citata da Speranza. L’ultimo Dpcm, firmato da Giuseppe Conte appena una settimana fa, si è rivelato subito insufficiente. Ne serve un altro, che sarà varato lunedì sera, al massimo martedì. I tempi dipendono da quando si troverà il punto di caduta con le Regioni sui singoli aspetti. Ma anche dentro la maggioranza e poi c’è l’esito delle informative del premier alla Camera e al Senato da mettere nel conto. Su alcune questioni l’orizzonte inizia a essere più chiaro. Boccia parla di interventi sulla mobilità interregionale. Le ipotesi sono ancora diverse. Una dice che gli spostamenti tra le Regioni saranno consentiti solo per motivi di lavoro o di salute. Un’altra che la circolazione sarà vietata dopo le sei del pomeriggio. Si sta valutando anche un coprifuoco nazionale, allineando quelli che sono in vigore in molte Regioni, e anticipandolo rispetto alle 23/24. E poi ancora la chiusura dei centri commerciali nel week end, mentre i sindaci chiedono di fermare gli sportelli per le scommesse che si trovano dentro ai bar e alle tabaccherie. E poi c’è il grande tema della scuola. Anche qui i governatori chiedono di procedere con una misura nazionale. L’idea è quella di allargare la didattica a distanza, con quella in presenza che sarebbe garantita fino alla seconda o alla terza media. Ma anche qui bisognerà capire se il tiro sarà nazionale o se toccherà ai singoli governatori e ai sindaci barcamenarsi nella gestione di orari e chiusure.
L’HUFFPOST
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