Gigi Proietti, maestro dello sketch, il simbolo della romanità migliore

Gigi Proietti era molto orgoglioso dei suoi “cavalli di battaglia”, un repertorio vasto e ricco da cui lui attingeva per inserire gag, barzellette, imitazioni, recitazioni, poesie, parodie (come quella, tra le insuperabili, dello pseudo chansonnier francese di “Ne me quitte pas” rielaborato in perfetta salsa romanesca) per rendere plasticamente piena una carriera e una presenza che ha costruito nel tempo un vasto seguito di fedelissimi. Una voce unica, un volto unico che hanno fatto della storia di Gigi Proietti un capitolo imprescindibile nella storia della nostra sensibilità teatrale, il grande attore che è stato un grande raccontatore, un simbolo della romanità migliore. Lui avrebbe sorriso, autoironico, con questa definizione. Anche per questo era un grande.

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