Il dubbio: paura di incidenti. La Campania regione gialla? È un giallo

di MASSIMO DONELLI

Domando scusa. Perché debbo annoiarvi con un po’ di numeri. E ho anche la pedante impudenza di invitarvi a leggerli con la massima attenzione. Poi scoprirete perché, ok? Come racconta la bolognese Fondazione Gimbe, punto di riferimento imprescindibile per chi studia l’andamento del Covid 19, nella settimana 28 ottobre-3 novembre, la Calabria ha registrato 187 casi positivi ogni 100 mila abitanti; la Campania 874. La Calabria ha avuto un incremento percentuale di casi del 38,7%; la Campania del 50,9%. La Calabria ha contato 995 casi testati per 100 mila abitanti, con un rapporto positivi-casi testati dell’8,4%.

In Campania, invece, ci sono 1.476 casi testati per 100 mila abitanti, con un rapporto positivi-casi testati del 25,8%. In Calabria 9,4 ricoverati con sintomi per 100 mila abitanti; in Campania 25,8. In Calabria, infine, 1,3 ricoverati in terapia intensiva per 100 mila abitanti; in Campania 3,9.

Chiare le differenze? Avete visto, cioè, come tutti i parametri – tutti – usati dal Gimbe indicano che la Calabria va meglio della Campania? Ora osservate la nuova carta geografica modellata parafrasando l’incipit del De Bello Gallico: “Italia est omnis divisa in partes tres”. Prima, in ordine di gravità pandemica, vengono le regioni rosse, poi le arancioni, infine le gialle. Ebbene, la Calabria è rossa, la Campania è gialla. Com’è possibile? Da mercoledì sera è questo il mistero nazionale. La regione che voleva chiudere tutto, compresi i confini, e in cui, racconta Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, gli ospedali “sono al collasso” e le ambulanze “utilizzate come letti di reparto” con “positivi sintomatici spesso abbandonati nelle loro case”, non è stata messa in lockdown.

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