Biden eletto presidente degli Usa, il suo discorso: «Io qui per unire»

Nessuna accusa a Trump che non cita mai direttamente salvo un accenno alla delusione dello sconfitto: «Lo capisco, è successo anche a me un paio di volte» (in passato Biden ha fallito due volte nella corsa alla Casa Bianca, ndr). Biden si definisce un ponte verso il futuro (un riferimento alla sua età avanzata e un omaggio a Kamala Harris, la prima donna — e una donna di colore — ad entrare nell’ufficio di presidenza degli Stati Uniti) e l’erede di gloriose tradizioni politiche che vanno da Abramo Lincoln a John Kennedy all’Obama di Yes we can. Speranza e una fiducia che Biden vuole non solo ribadire ma anche diffondere tra la gente, secondo l’insegnamento di sua nonna. È il richiamo alle sue origini popolari, nato e cresciuto nella Scranton operaia.
Sulle Ali delle Aquile. Il residente eletto promette di risollevare il ceto medio, ma intanto la priorità è combattere l’epidemia di coronavirus che continua a dilagare e a uccidere in America: “Per tornare a crescere dobbiamo assolutamente metterla sotto controllo”. Annuncia la costituzione di una task force di esperti per preparare una nuova strategia anti Covid, rende omaggio alle 230 mila famiglie che hanno perso loro cari nell’epidemia e dedica loro un inno religioso, Sulle Ali delle Aquile che era particolarmente caro al figlio Beau: l’amatissimo primogenito che avrebbe dovuto essere il suo erede politico e che, invece, è stato ucciso cinque anni fa da un cancro al cervello. Il ricordo di Beau torna alla fine quando l’insolitamente calda notte di Wilmington viene illuminata da fuochi d’artificio mente gli altoparlanti sparano The Best di Tina Turner e poi Sky Full of Stars, un cielo pieno di stelle, dei Coldplay, la band preferita dal figlio scomparso. È una grande festa, ma Biden già guarda avanti. Sa che deve correre e che non avrà vita facile, stretto com’è su tre fronti: un presidente che seminerà di trappole i due mesi e mezzo dell’interregno e poi gli farà la guerra dall’opposizione; un Senato rimasto in mani repubblicane il cui leader, Mitch McConnell, un vecchio notabile politico del Sud, condizionerà Biden tanto nella formazione del governo quanto nei suoi programmi che, tradotti in leggi dovranno essere approvati dalle Camere; la sinistra radicale il cui peso nel partito è molto cresciuto negli ultimi anni e il cui appoggio — consistente, anche se non straordinario — ha consentito a Biden di spuntarla negli Stati industriali persi nel 2016 da Hillary Clinton.

Riunificare: riuscire dove Obama ha fallito. Per questo lui insiste sulla necessità di una riconciliazione nazionale dopo decenni di spaccature radicali nel Paese e chiede di abbassare i toni della discussione pubblica: un ritorno alla ragionevolezza, sia pure su posizioni contrapposte. Anche Obama voleva essere un riunificatore e invece la sua America fu più spaccata che mai. Biden sa che, con un Trump scatenato, rischia di fare una fine anche peggiore, ma non è detto: Trump ha cambiato l’America e ha un seguito enorme, ma ha anche lui le sue fragilità e in questi quattro anni si è fatto un’infinità di nemici nel mondo conservatore che ora cercheranno vendetta. Biden, esperto navigatore della politica di Washington, spera anche per questo di trovare un terreno d’intesa con la vecchia guardia repubblicana che, con l’eclisse di The Donald, potrebbe riprendere fiato. I rapporti con McConnell sono difficili fin dai tempi del varo della riforma sanitaria di Obama, ma i due sono vecchi politici pragmatici: potrebbero trovare terreni d’intesa. Del resto, quando era presidente della Commissione Esteri del Senato, Biden riuscì ad andare d’accordo anche con Jesse Helms, il «superfalco» repubblicano.

La strategia di governo. Biden governerà ricorrendo massicciamente agli ordini esecutivi presidenziali come ha fatto Trump (lui ne varò 24 nei primi 100 giorni, Joe ne sta preparando anche di più), revocherà molte misure del suo predecessore (come quelle più dure contro gli immigrati), riporterà gli Usa negli accordi Parigi sul clima e nell’Organizzazione mondiale per la Sanità, tenderà una mano all’Iran per provare a riattivare l’accordo nucleare, rinsalderà di nuovo i rapporti con gli alleati europei: tutte cose che non richiedono di passare dal Congresso. Con McConnell negozierà un pacchetto di misure a sostegno dell’economia e dei lavoratori colpiti dalla pandemia. I repubblicani probabilmente metteranno veti su nomi di personaggi molto caratterizzati a sinistra della lista di ministri che Biden ha in mente. Ma non detto che per il leader democratico, che è sempre stato un centrista, questosia un fatto totalmente negativo: giustificherà, davanti alla sinistra del suo partito, l’adozione di una linea più moderata e anche l’impossibilit di ottenere la ratifica della nomina di campioni liberal: al Tesoro, ad esempio, invece di Elizabeth Warren, potrebbe arrivare l’economista Lael Brainard. Ma, prima di tutto, Biden dichiarerà guerra al coronavirus che devasta l’America ma che con la fine dell’inverno e l’arrivo dei vaccini potrebbe arretrare proprio quando Biden entrerà in carica.

Kamala Harris. Prima donna ad entrare nell’ufficio di presidenza degli Stati Uniti, Kamala promette che non sarà l’ultima: rivendica la candidatura di Biden e la sua come un modo, in primo luogo, di difendere le libertà e la democrazia che non è, dice citando il leader nero John Lewis recentemente scomparso, uno status garantito, ma ua realtà mobile che va continuamente difesa e rinnovata. Harris guarda al futuro ma rende omaggio alle battaglie combattute, decennio dopo decennio, dalle donne, da quelle che un secolo fa si batterono per l’estensione del voto alla popolazione femminile col 19esimo Emendamento della Costituzione americana, votato nel 1920, a sua madre, scienziata immigrata dall’India: «Io sono seduta sulle loro spalle».

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