Trump non concede la vittoria a Biden. E da un campo da golf lancia la sfida legale: «Ribalteremo l’esito»

di Giuseppe Sarcina e Davide Casati

WASHINGTON — Alle 11,23 i primi colpi di clacson rompono il tranquillo sabato mattina di Washington, in questo storico 7 novembre, il giorno di Joe Biden presidente.

Pochi minuti dopo tanti giovani soprattutto affollano la 16esima strada che ora si chiama «Black Lives Matter Plaza». È proprio di fronte alla Casa Bianca. Ma il presidente sconfitto non c’è.

Alle 10,39 Donald Trump è già sui campi da golfnel suo club di Sterling in Virginia. Nella sua agenda non sono previsti impegni ufficiali. Passerà il fine settimana lontano della capitale. La sua rabbia, però, si propaga per il Paese.

La Cnn e gli altri media diffondono la proiezione decisiva dopo l’arrivo dei risultati in Pennsylvania, lo Stato dove Biden è nato, e che Trump aveva conquistato nel 2016: con i suoi venti voti elettorali, proprio la Pennsylvania ha consentito allo sfidante democratico di superare quota 270 — quella necessaria per arrivare alla Casa Bianca. Non solo: il margine di distacco tra Biden e Trump, in quello Stato, è ora dello 0,51 per cento: al di sopra dunque dello 0,5% che consente al perdente di chiedere un riconteggio automatico dei voti.

Ma subito dopo quella proiezione, la Casa Bianca pubblica una nota nella quale mette in chiaro che il presidente – interrompendo una tradizione storica nella politica americana – non ha alcuna intenzione di concedere la vittoria al suo sfidante.

Anzi: «Sappiamo tutti perché Joe Biden abbia tanta fretta a dichiararsi vincitore e per quale motivo i suoi amici nei media stiano facendo il possibile per aiutarlo: non vogliono che la verità sia rivelata. Le elezioni sono tutt’altro che terminate. Biden non ha ufficialmente vinto in alcuni Stati», scrive la Casa Bianca.

L’affermazione di Trump sembra ovvia: il processo di ufficializzazione può richiedere del tempo, e nemmeno lui, nel 2016, attese quel momento per festeggiare la vittoria – né Hillary Clinton, la sua sfidante di allora, attese l’ufficialità del risultato per concedere la vittoria, benché avesse ottenuto milioni di voti popolari in più e avesse perso gli Stati chiave per poche decine di migliaia di preferenze.

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