A Biden serve una tregua non con Trump ma col trumpismo

Pochi giorni fa Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, elevato a cardinale da Karol Wojtyla, ha scritto una lunga lettera alla Casa Bianca (che ha apprezzato) per investire Trump dei gradi di generale delle Forze del Bene nella battaglia finale contro The Great Reset, il piano diabolico – letteralmente – delle Forze del Male per trasformare l’umanità, coi chip e il tracciamento, in un esercito di consumatori a cui sarà sottratta la proprietà privata, i figli e l’identità patria e di genere. Diffusa da rispettabili ex parlamentari e autorevoli commentatori, la fantascientifica dottrina trova crescenti seguaci pure in Italia.

In quale lingua possiamo parlare, oggi, con il cardinale Viganò?

Ma per tornare a Gay Talese, non esiste mai tesi senza antitesi, e nessun estremismo salta su per prodigio. Trump e il trumpismo, dice Talese, sono anche il prodotto di trent’anni di asfissiante dittatura del politicamente corretto che ha trasformato automaticamente e violentemente in fascista, razzista, cavernicolo chiunque, anche occasionalmente, o persino sbadatamente, sia sfuggito al nuovo esasperato lessico e al nuovo pensiero ufficiale. Qualsiasi obiezione, anche la più cauta e conciliante, sul governo dell’immigrazione, sulla gestione dell’aborto, sull’adozione delle coppie gay, sulla maternità surrogata, è stata azzittita come retrograda, oscurantista e nazista. E tanti nostri intellettuali (definizione meritatissima) e nostri giornali, autonominati paladini dei diritti, in nome di un grottesco antifascismo hanno devastato i diritti basilari, quello alla privacy, alla presunzione d’innocenza, al rispetto che una democrazia impone sia portato all’avversario.

Oggi non esiste un pensiero dominante, ne esistono due, e usano le stesse identiche armi, si fronteggiano da opposte trincee e non hanno altra chance che eliminare il nemico. Joe Biden ha milioni di cose da fare, ma la prima, la precondizione della sua presidenza, è di lavorare per una tregua, non necessariamente con Trump ma per forza col trumpismo, altrimenti sarà poco più di un Trump che sa stare a tavola. Le conseguenze del suo lavoro le sentiremo anche in Italia.

L’HUFFPOST

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