Quando perdiamo le persone speciali

di   Pierluigi Battista

Chiedo scusa se occupo questo spazio per trasmettere un sentimento privatissimo, ma sto cercando di capire perché, in questo maledetto 2020 che ha portato lutti, disgrazie e angoscia, mi abbia colpito tanto dolorosamente la scomparsa di quattro grandi della nostra cultura, Gigi Proietti, Ennio Morricone, Ezio Bosso e Alberto Arbasino, quattro talenti italiani che hanno arricchito e reso migliore la nostra vita. Forse perché ha un impatto devastante su di noi, e su di me certamente, in questi tempi di precarietà, quando tutti diventiamo più vulnerabili, l’imprevisto ci attanaglia e diventa esperienza comune perdere quel che ci sembrava stabile e sempre presente, la perdita, tutta insieme, in un grappolo di mesi, di persone tanto speciali. Figure speciali, che ci hanno regalato un patrimonio così ricco di arte, letteratura, musica, teatro, risate, e che con il loro garbo ci hanno consentito di affinare la nostra sensibilità, di arredare la nostra mente e il nostro spirito con contributi sempre nuovi, con suoni e parole che non dimenticheremo più. E ci si barcamena tra due sentimenti contrastanti. Il primo, la gratitudine per chi ha speso il suo talento con una delicatezza e una ammirevole mancanza di spocchia, virtù molto rare, e per chi ha testimoniato che si possono creare così belle in un libro o nella musica, o nel teatro popolare o in quello più sofisticato e colto, e che quindi ci dovrebbe spronare a non accontentarci di quello che facciamo, di essere più esigenti con noi stessi, di non sprecare le nostre risorse, di avere in Gigi Proietti e in Ezio Bosso, in Ennio Morricone e in Alberto Arbasino dei modelli, un orizzonte, un ideale di qualità se vogliamo.

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