Covid, in “cattività” si perde la speranza
- Paolo Crepet Psichiatra e scrittore
Uno dei limiti più vistosi emersi in occasione di questa pandemia è la mancanza di cultura psicologica a fronte di quella medico-organicista. La stragrande maggioranza dei provvedimenti adottati dalla politica centrale e da quella territoriale strabocca di questa ignoranza e di questa cecità: se lo scientismo prevarica l’umanesimo la soluzione è zoppa.
Quando si parla di persone anziane si pensa alle loro cellule, non al loro benessere. Molti anni fa ero consulente della Regione Emilia Romagna; un assessore molto tronfio faceva un gran parlare della politica domiciliare che aveva come slogan: un quotidiano e un litro di latte per ogni anziano. Io mi permisi di osservare che era il metodo migliore per eliminarli. Se una signora non deve più recarsi in una latteria perderà per sempre la possibilità di incontrare una vecchia amica e farci due chiacchiere, così come suo marito non parlerà più con nessuno davanti a un’edicola.
Solipsismo assistenziale. Non capire che qualsiasi malattia organica contiene una componente psicologica strategia anche in termini di possibile miglioramento (compresa la cosiddetta “compliance”) è, tra molti medici scienziati e politici, assai frequente e ne stiamo pagando le conseguenze.
Stessa osservazione vale per i bambini e per gli adolescenti: chiuderli in casa, dotandoli soltanto di tecnologia digitale, implica ridurre la loro intelligenza emotiva e relazionale che è “magna pars” della crescita e maturazione.
Pages: 1 2