Berlusconi e Zingaretti per una manovra “a 4 mani”. E Forza Italia litiga con Salvini
Del resto, se non ora quando, pensano in diversi anche nel fronte giallorosso. In meno di due settimane la situazione della pandemia è peggiorata: gli ospedali sono intasati, l’ordine dei medici invoca il lockdown, le Regioni in zona arancione o rossa aumentano, il numero dei decessi ha superato quota 600. Anche dal punto di vista politico non si naviga in acque tranquille: i conflitti con le Regioni, e sia pure in misura minore con i sindaci, sono all’ordine del giorno. L’esecutivo è spaccato tra “rigoristi” e preoccupati per la tenuta economica del Paese. Italia viva, con Matteo Renzi sotto inchiesta, è incandescente. Una cooperazione con le opposizioni darebbe alla maggioranza un po’ di respiro. Ed è per questo obiettivo che Zingaretti si spende, unico a metterci (due volte) la faccia. Per ora, incassa l’attendismo di Giorgia Meloni che non sbatte la porta: “Disponibili a fare più debito, a un nuovo scostamento ma non a scatola chiusa, solo per misure serie. Non ci assumiamo la responsabilità di dilapidare altri soldi”.
La strada però è molto stretta: “La legge di bilancio è stata licenziata venti giorni fa dal Governo e non è mai arrivata in Parlamento, questo significa che non ci sono più i tempi per una vera collaborazione perché dovranno mettere il voto di fiducia. Sullo scostamento di bilancio non ho ancora parlato con Lega e Forza Italia ma penso sia corretta l’impostazione che abbiamo tenuto nell’ultimo scostamento: siamo disponibili a votare ulteriore debito per i nostri figli se ci spiegano prima come verranno spesi quei soldi”. La leader di FdI non è per nulla propensa a strappare con Matteo Salvini. E anche sul lockdown, a Zingaretti per cui “il vero nemico è il virus e non le regole, serve più unità” fa sapere che il dialogo è condizionato a misure alternative alla serrata totale come nei mesi primaverili.
Peccato che Salvini, a dialogare con Conte, non ci pensa proprio. Anzi, proprio oggi si è registrato un “incidente parlamentare” che mostra chiaramente la distanza tra il Capitano e il Cavaliere. Quando, in commissione Affari Costituzionali del Senato, il Carroccio ha votato contro un emendamento targato dem inserito nel Decreto Emergenze anti-Covid che “salverebbe” Mediaset dalla scalata della francese Vivendi. Sebbene gli effetti reali della norma siano tutti da valutare, poiché l’obbligo di istruttoria in capo all’Agcom nella fattispecie sarebbe tardivo, è un gesto che comunque va a toccare la roccaforte berlusconiana. E fa salire alle stelle la tensione tra i due alleati. Finché lo stesso Salvini, intervenendo in aula, corregge il tiro attestando il suo partito sull’astensione: “Mediaset è una grande azienda italiana che va tutelata, ne ho parlato con Silvio. Il problema è che una grande riforma organica non si fa infilando di notte un emendamento nel decreto Emergenze”. Stoccata finale: “Non credo al presunto inciucio tra Berlusconi e Conte”.
Salvini non ci crede, per carità, ma lo evoca in concreto. Per chiarire ad amici e nemici che lui nel clima di unità nazionale contro la pandemia non intende rientrare. Per avvisare che la sinergia tra Pd e Forza Italia sui soldi del Mes lo vedrà mettersi di traverso. Per scolpire che l’ennesimo tentativo di dialogo bipartisan è partito in salita. E magari far riflettere Berlusconi che la vera Opa ostile potrebbe arrivare non da Parigi bensì da via Bellerio.
L’HUFFPOST
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