La notte in cui De Luca-governatore sceriffo rimase senza stella
Il «giallo» della Campania, che diventa «profondo rosso», ricorda un po’ una vecchia storiella sul Lungomare di Napoli. Raccontava di un turista francese e di un tassista. Il turista francese alla vista del mare era esploso in un ammirato «parbleu»; e il tassista, di rimando, gli aveva risposto: «Signore mio, a voi pare bleu, ma chill è marrone», con allusione al colore poco igienico delle acque. Le condizioni della Sanità alle prese con il Covid erano come quelle del mare nella storiella: parevano «gialle», ma nel giro di nemmeno dieci giorni si sono rivelate rosse. De Luca lo sapeva. Non lo poteva dire, ma lo sapeva. È stato per più di cinque anni governatore, è stato commissario straordinario del governo, ora è anche assessore alla Sanità: lo sapeva che di fronte a un’ondata il sistema sarebbe collassato. E questo spiega perché in ogni diretta Facebook minacciava lanciafiamme e lockdown. Ma il punto di rottura della sua strategia è arrivato quando non se l’è sentita di chiudere tutto. La notte della rivolta di piazza sotto la sede della Regione, la notte in cui il governo non vide il suo bluff e lo avvisò che se la chiusura la decretava lui da solo non sarebbero arrivati i «ristori», e la polveriera Napoli sarebbe saltata. Il giorno dopo fece marcia indietro, e sperò in Dio. Sperò in un nuovo colpo di fortuna, come in primavera, quando la Campania era stata miracolosamente risparmiata dall’epidemia, e lui se ne era attribuito il merito.
Il pollo di Trilussa
Ma la storia, si sa, di solito non si ripete. E oggi a Napoli il 118 è diventato un numero della smorfia (sta per «quello che non risponde»), su Facebook si organizzano cacce alla bombola, anche vuota, di ossigeno (le farmacie ne sono prive), i triage dei pronto soccorso si fanno tra le auto in fila, e le persone non solo muoiono in ospedale (accade spesso purtroppo, accade sempre), ma devono subire anche l’ennesimo oltraggio alla loro dignità di una ripresa video che fa il giro del web.
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